
Nonostante la sconfitta referendaria, resistono gli irriducibili, insistono nella ricerca di un dato positivo in una giornata che ha segnato il tonfo elettorale dei partiti che hanno sostenuto i quesiti su lavoro e cittadinanza. Per Giuseppe Conte (foto in alto) siamo davanti a «lo stesso numero di votanti (anzi alla fine potrebbero essere anche di più) con cui la maggioranza Meloni è arrivata al Governo». Un réfrain ripetuto da diversi esponenti di Pd, M5s e Alleanza Verdi e Sinistra. Mentre da Italia Viva, Maria Elena Boschi (foto) è convinta: «Meloni non cadrà per un referendum ma perché in questo Paese aumentano gli scandali e gli spionaggi e diminuiscono stipendi e sicurezza». E ancora, in controtendenza totale con i numeri delle urne: «Un tempo Meloni esultava per i risultati delle elezioni, ora è costretta a sperare nelle astensioni. Qualcosa sta cambiando». Torna sul ritornello del numero dei votanti Avs, con Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli: «Se Meloni crede che l'astensione sia un segnale politico a suo favore, commette un grave errore - proseguono i due parlamentari - certo, quei 13 milioni non sono nemmeno nostri, ma di un'Italia che chiede ascolto, che pretende impegno. Ed è con questa parte del Paese che vogliamo costruire l'alternativa». Uno spin, questo, su cui insistono anche tutti e due i capigruppo del Pd. «È stata una partita che aveva molto senso giocare e che dà il senso di un fronte sociale unito e coeso che, anche in termini di elettori, vale esattamente il centrodestra», spiega il presidente dei senatori dem Francesco Boccia (foto in basso), di fatto tenendosi lontano da qualsivoglia analisi di una sconfitta certificata dalle urne. Stesso discorso vale per la capogruppo alla Camera Chiara Braga, che svicola: «Non lo definirei un fallimento. C'è una delusione per il mancato raggiungimento del quorum, ma anche la convinzione che quei quasi 15 milioni di elettori che hanno contraddetto l'invito della destra a non andare a votare abbiano dato un'indicazione chiara».
Conte, poi, torna all'antico amore grillino per la democrazia diretta. «Credo che lo strumento del referendum vada rivisto nelle modalità e nei paletti, abbassando il quorum», propone il leader del M5s.
Che poi va all'attacco: «Leggo dichiarazioni ed esultanze sguaiate dei tifosi della politica. Portate rispetto a circa 15 milioni di cittadini che sono andati a votare. Portate rispetto agli oltre 12 milioni che hanno votato sì a maggiori tutele nel mondo del lavoro».