Il tempo scorre. Donald Trump vuole chiudere il dossier sulla guerra in Ucraina in tempo per godersi il tacchino del giorno del Ringraziamento. Difficile. Eppure la determinazione americana appare complicata da arginare. L'Europa prova a mostrarsi compatta dicendo di accogliere con favore gli sforzi americani e che i 28 punti sono una "base che richiederà ulteriore lavoro". Ma dietro le quinte il clima nelle cancellerie europee è pessimo.
Funzionari americani, ha scritto il Guardian, hanno spiegato agli alleati Nato di essere pronti a spingere il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ad accettare l'accordo di pace, pena un'intesa peggiore in futuro. Dan Driscoll, segretario Usa dell'esercito, ha fatto il punto sull'intesa con gli ambasciatori dell'Alleanza atlantica durante un incontro a Kiev venerdì scorso. Dopo aver sentito al telefono la Casa Bianca e aver parlato con Zelensky, ha detto agli europei che "nessun accordo è perfetto, ma va concluso il prima possibile".
Il problema è che i 28 punti non piacciono a nessuno. Il clima durante la riunione di Kiev era pessimo: "È stato un incubo", ha detto uno dei diplomatici, "È stata la solita discussione del non avete carte da giocare". Il riferimento non è casuale e rimanda allo scontro del febbraio scorso tra Trump e Zelensky nello Studio Ovale.
Gli ambasciatori europei hanno messo in discussione l'accordo e il fatto che gli Usa abbiano trattato con Mosca senza informarli. La sensazione è di non avere solo un pessimo accordo, ma che sia totalmente sbilanciato nei confronti di Vladimir Putin. Come l'ipotesi che Mosca venga reintegrata nell'economia globale, torni nel G8 e sigli un'intesa di cooperazione con l'America. E infatti l'unico che accoglie positivamente l'iniziativa è Putin. Non a caso sono filtrati sospetti che a scrivere il piano sia stata direttamente Mosca. Il Guardian ha notato che alcune frasi presenti nella proposta sembrano essere state tradotte direttamente dal russo. In diverse parti il testo ha formulazioni strane, più adatte alla lingua di Putin che a quella di Trump. La Casa Bianca si è difesa spiegando che l'intesa è frutto di un lavoro di coppia, scritta dal rappresentante di Putin, Kirill Dmitriev, e dall'inviato speciale di Trump Steve Witkoff e che i due l'avrebbero elaborata durante un incontro a Miami.
I 28 punti che agitano europei e ucraini mettono in discussione proprio il ruolo di Witkoff. E questo perché oltre a delineare un sistema di sicurezza per Kiev cervellotico con divieto di ingresso nella Nato, ma allo stesso tempo un meccanismo di protezione simile all'articolo 5, complica uno dei dossier più delicati a cui l'Ue sta lavorando: il finanziamento a Kiev. Da mesi Bruxelles cerca un'intesa per usare 140 miliardi di beni russi congelati come fonte per sostenere l'Ucraina, ma le posizioni da allineare sono tante e ora i 28 punti entrano come un bulldozer sul negoziato. Si suggerisce di usare quegli asset per la ricostruzione del Paese, ma a partire da progetti a guida americana. Progetti dai quali gli Stati Uniti tratterebbero il 50% dei profitti. La rabbia contro il mediatore scelto da Trump monta. Un funzionario ha confessato che Trump non può scongelare i beni detenuti dall'Europa e che "Witkoff ha bisogno di uno psichiatra". Da giorni funzionari europei lavorano a un piano alternativo che eviti a Kiev una capitolazione completa. Il vertice Ue, Usa e Ucraina previsto per oggi a Ginevra testerà la flessibilità del piano. Lo stesso tycoon ha ammesso che la proposta "non è definitiva".
Intanto anche al Congresso Usa cresce lo scetticismo. Senatori di entrambi gli schieramenti hanno espresso dubbi sul piano.
Roger Wicker, potente presidente della commissione per le Forze Armate, si è lamentato dicendo che "l'Ucraina non dovrebbe essere costretta a cedere il suo territorio a uno dei più sfacciati criminali di guerra del mondo, Vladimir Putin".