Bruxelles - Tra le righe delle dichiarazioni ufficiali, a Bruxelles Silvio Berlusconi deve replicare agli attacchi degli avversari, in Italia e in Europa. Quelli espliciti e quelli nascosti. Lo fa con i fatti, più che con le parole. Cominciando con un atto di fede verso l'Europa, fondamento della democrazia.
In questo viaggio, studiato con il presidente azzurro dell'Europarlamento, Antonio Tajani, contrasta anche le ultime manovre, quelle di chi vorrebbe far credere ad un «imbarazzo» di Jean Claude Juncker (smentito dal suo portavoce) per l'incontro di ieri, ricordando che c'è sempre stata stima reciproca. E d'altronde lo stesso Junker, uscendo dal salone dove ha visto il Cavaliere, risponde a chi gli chiede com'è stato l'incontro con uno squillante: «Excellent». Con buona pace anche dei Verdi europei che volevano cancellasse il colloquio. Raccontano che il clima dell'incontro, a cui ha partecipato anche Tajani, sia stato molto cordiale. Il leader di Fi del resto ha avuto anche un ruolo importante nella sua nomina al vertice della Commissione Ue. Berlusconi risponde poi a chi ancora tira fuori attriti con Angela Merkel, dicendo che il rapporto è «eccellente ora come in passato» e che bisogna scommettere sulla grosse coalition che la cancelliera sta realizzando, «perché così la Germania va verso una stabilità che garantisce sicurezza anche all'Europa».
Contrasta chi prevede, come il premier Gentiloni, che «non riuscirà ad arginare il populismo leghista» o chi come D'Alema parla di «deriva fascista della Lega», mostrando i sondaggi che danno Forza Italia in vantaggio sul Carroccio e spiegando ai suoi interlocutori ai massimi livelli in Europa che, al di là dei toni, gli attacchi all'Ue di Salvini sono solo di facciata.
Replica a chi come il leader Pd Matteo Renzi e il M5S lo accusa di non mantenere le promesse fatte: «Non sono promesse elettorali - dice - ma impegni che mantengo, come ha certificato uno studio dell'università di Siena». Ma soprattutto si presenta Bruxelles con un'idea importante sulla revisione del prossimo bilancio europeo, per dimostrare che non «bisogna urlare» sul modello Renzi, ma portare proposte concrete per migliorare l'istituzione comunitaria. Per la sua credibilità in Europa è importante, per Berlusconi, anche far capire quanto lo appoggino i popolari europei, la grande famiglia che nei suoi anni difficili dopo la condanna Mediaset non ha avuto più modo di frequentare.
Ora, però, tutto è cambiato. «Il Ppe è la tua casa», gli dice accogliendolo nella sede di Bruxelles il segretario del Ppe, Antonio Lopez. Con lui il leader di Fi ha il primo incontro, ma poi vede il capogruppo popolare all'europarlamento Manfred Weber e oggi sarà la volta del presidente del Ppe Joseph Daul. A tutti racconta i futuri progetti di un governo di centrodestra, illustra il programma nei dettagli, rassicura sulla Lega e convince che la leadership è nelle sue mani. Lopez, infatti, sottolinea che «in questo momento cruciale» si guarda con grande favore al ritorno in campo del Cavaliere, dopo «anni di insicurezza».
Anche perché, aggiunge,
accanto a Fi, c'è NcI-Udc, erede «della vecchia Dc», moderata ed europeista. E Junker, battendogli sulla spalla, ha detto a Berlusconi: «Sono sicuro che sei un convinto europeista e che sarai il garante di tutta la coalizione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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