
Gli sconfinamenti in Polonia, quelli in Romania, gli spazi aerei violati negli ultimi giorni in Estonia, Norvegia e Danimarca, senza dimenticare il continuo e inquietante ronzio sulle città russe e ucraine, con il drammatico e quotidiano bollettino di morti tra i civili. È la guerra dei droni, quella che ieri non ha risparmiato gli aeroporti di Copenaghen e Oslo.
In ambito militare i velivoli senza pilota hanno fatto il loro debutto nel febbraio del 2002 in Afghanistan, quando un Predator senza equipaggio, lanciato in missione dagli Stati Uniti, venne utilizzato per bersagliare un uomo sospettato di essere Bin Laden. La missione fallì, e tre persone persero la vita. Nell'ultimo quarto di secolo l'evoluzione tecnologica e la miniaturizzazione dei componenti ha consentito agli Uav di diventare armi sempre più sofisticate e letali, ma anche strumenti di controllo. Ed è proprio con quest'ultima finalità che Mosca li sta utilizzando contro l'Occidente. Putin mette in pratica quello che gli inglesi chiamano "salami slicing tactics", la strategia del salame. Asportare minuscole fette, una dopo l'altra, produce un'erosione quasi impercettibile: lentamente, però, si avanza verso l'obiettivo. I droni militari russi che da settimane sorvolano l'Occidente applicano proprio questa tecnica. Molti velivoli sono stati intercettati e abbattuti, ma con queste azioni Putin ha misurato la prontezza delle difese aeree della Nato, generato inquietudine nell'Ue, sondato le reazioni diplomatiche occidentali e inviato un messaggio chiaro: siamo in grado di penetrare i vostri cieli con rischi contenuti, e potremmo farlo di nuovo. Un effetto collaterale della strategia è che chi la subisce non può rivendicare apertamente di essere stato aggredito. Se oggi le istituzioni europee dichiarassero che l'Ue è stata invasa o attaccata in modo diretto, rischierebbero di essere accusate di allarmismo o di voler creare un pretesto per colpire la Russia. Proprio per questo motivo è improbabile che vi siano reazioni ufficiali sul piano politico o diplomatico. Ciò che invece crescerà saranno le spese destinate alla difesa e all'attenzione ai confini.
Dall'inizio dell'Operazione speciale a oggi la Russia ha lanciato circa 50mila droni verso l'Ucraina (compresi quelli di sconfinamento), contro i 13mila utilizzati da Kiev nei cieli della Federazione. Anche se con l'operazione in grande stile del 1° giugno scorso, denominata "Spiderweb", i droni dell'Sbu danneggiarono ben 41 aerei da guerra russi.
Mosca comunque resta leader della guerra asimmetrica, surclassando persino gli Usa. Il segretario alla Difesa Hegseth ha rivelato che "le unità statunitensi non sono equipaggiate con i droni letali che il moderno campo di battaglia richiede", incolpando l'amministrazione Biden per i ritardi.