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Quell'asse tra pm e grillini per boicottare la riforma

L'Anm e i giudici "gialli" contro il testo approvato dal governo. In aiuto a Conte contro i 5s filo Draghi

Quell'asse tra pm e grillini per boicottare la riforma

Marco Travaglio, Alfonso Bonafede, perfino Alessandro Di Battista e adesso i magistrati. Esplicite o meno, sono tante le sirene che tentano Giuseppe Conte per spingerlo a polverizzare il M5s e a mollare Mario Draghi. Ma l'avvocato non fa che prendere tempo e alzare la posta, conscio che i numeri della scissione potrebbero rivelarsi meno dirompenti di alcune previsioni che gli vengono sventolate sotto il naso dagli uomini del suo staff. Con il Pd che sul tema sfoggia un vago garantismo, sulla prescrizione le toghe cambiano colore. Dal rosso di un tempo al giallo con sfumatura contiana. «Ci sono aspetti dei disegni di riforma che suscitano perplessità», sostiene Giuseppe Santalucia, presidente dell'Associazione nazionale magistrati, in collegamento con il congresso di Magistratura democratica in corso a Firenze. Santalucia è perplesso per gli emendamenti sulla prescrizione, approvati giovedì sera in Consiglio dei ministri, che smontano la «Spazzacorrotti» di Bonafede. Un tema «su cui occorrerà discutere», dice il presidente del sindacato dei magistrati. «Mi auguro che una innovazione così importante sarà valutata ed approfondita anzitutto in diretto e concreto riferimento alle condizioni organizzative degli uffici giudiziari, delle Corti di Appello», prosegue il ragionamento. «Molte corti territoriali versano in sofferenza organizzativa, bisogna chiedersi se saranno capaci di rispettare la stringente tempistica processuale», obietta ancora Santalucia, che invita anche ad «interrogarsi sulla comprensibilità sociale» delle norme sull'improcedibilità.

L'Anm entra così nel dibattito interno al M5s. Sempre più spaccato tra Beppe Grillo e Conte. Mario Perantoni, grillino presidente della commissione Giustizia alla Camera, non perde occasione per sottolineare: «Non siamo isolati». Perantoni cavalca le parole del presidente dell'Anm. «Le conseguenze sociali della morte dei processi sarebbero insopportabili, anche questo importantissimo aspetto è stato messo in evidenza dal presidente Santalucia», attacca. Ma la montagna delle proteste sulla giustizia potrebbe partorire il solito topolino. Le parole di Conte sulla prescrizione vengono interpretate dai colonnelli in prima linea nella mediazione più come tentativi di alzare la posta, per ottenere più potere nel nuovo Statuto, che come indizi di una scissione imminente. Oggi ci sarà l'assemblea congiunta di deputati e senatori con i ministri. «Sarà il solito sfogatoio», pronostica un senatore. «Alla fine gli ultrà della prescrizione non creeranno problemi seri», è la convinzione nei gruppi parlamentari. «Prevale nettamente l'istinto di sopravvivenza, non vedo all'orizzonte problemi d'Aula», dice al Giornale un deputato, in previsione dell'arrivo del testo nell'Aula di Montecitorio, il 23 luglio. La situazione non è incandescente nemmeno al Senato, dove abbondano i contiani.

Il cuore della rivolta sulla prescrizione è la commissione Giustizia della Camera, fortino dei fedelissimi di Bonafede. Oltre al presidente Perantoni si fa sentire Giulia Sarti, che invoca l'uscita dal governo Draghi. Con lei l'ex sottosegretario alla Giustizia Vittorio Ferraresi, mente della «Spazzacorrotti» insieme all'ex Guardasigilli. Dalle frange più giustizialiste del M5s arrivano anche le critiche delle ultime ore al contiano Stefano Patuanelli, che in Cdm ha detto sì alla riforma Cartabia. Silenzio da altri big considerati vicini a Conte, come la vicepresidente del Senato Paola Taverna e il capogruppo a Palazzo Madama Ettore Licheri. Per l'avvocato di Volturara Appula è il segnale che le sue truppe non sono così compatte come sembravano qualche settimana fa. La maggioranza dei parlamentari non vuole giocarsi le chance di rielezione spaccando il M5s in due partitini.

La scissione, al momento, resta una minaccia.

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