Quelle auto in bianco e nero che hanno "investito" la storia

Dalla R4 con il cadavere di Moro alla A112 con il corpo di Dalla Chiesa La Mehari dove fu ucciso il cronista Siani e la 126 dell'attentato a Borsellino

Aldo Moro trovato morto in via Caetani
Aldo Moro trovato morto in via Caetani

Tante le automobili diventate protagoniste della cronaca nera negli anni, sia perché utilizzate da gang di rapinatori sanguinari sia perché testimoni di avvenimenti drammatici (il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, l'omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e della moglie Emanuela Setti Carraro) sia perché, come nell'arresto di Totò Riina, hanno rappresentato l'ultimo contatto reale del ricercato con la libertà. Ebbene, in questi giorni le scorribande di una pericolosa banda di albanesi a bordo di una potente Audi Rs4 gialla (il modello in oggetto, non più in produzione, ha un prezzo di circa 80mila euro) sta riempiendo le cronache quotidiane. E come era successo per la famosa Uno bianca che aveva seminato terrore e morte anni fa in Emilia Romagna, anche in questo caso è il colore della macchina al centro dell'attenzione. Dalla banda della Uno bianca a quella dell'Audi gialla, dunque. Di anni ne sono passati parecchi: quelli della Uno bianca (in realtà il primo colpo fu consumato servendosi di una Fiat Regata grigia) agirono tra il 1987 e l'autunno del 1994 e commisero 103 azioni delittuose, con 24 morti e 102 feriti. Non a caso l'organizzazione criminale, composta da poliziotti, scelse una Fiat Uno. All'epoca dei fatti, il modello andava per la maggiore, era piuttosto facile da rubare e di difficile identificazione data la sua forte diffusione.Non è così, invece, per l'Audi Rs4 di un giallo vistoso, targata Canton Ticino, e ovviamente rubata, che grazie ai 450 cavalli del motore oltrepassa senza problemi i 250 chilometri orari. In Italia, a parte qualche Ferrari o Lamborghini, di macchine con quel colore, alla luce dei gusti, o non se ne vendono o, in caso positivo, la richiesta è contenuta in poche decine di unità. Facile, quindi, riconoscerla e, probabilmente, proprio questa potrebbe essere l'intenzione dei tre delinquenti: colpire, fuggire, farsi riconoscere e prendersi gioco degli inseguitori. È da vedere se la tattica funzionerà se il caso li porterà a incrociare una delle due super Lamborghini Huracán Lp610-4 (610 cavalli di potenza e oltre 300 orari di velocità) che la Casa del Toro, tempo fa, ha messo a disposizione della Polstrada.Come sono lontani i tempi delle Giulietta e delle squadrate Alfa Romeo Giulia verdine con la scritta 113 Squadra Mobile sulla portiera, protagoniste di inseguimenti e sparatorie, riproposti in film come «Banditi a Milano» (la storia della banda Cavallero) e nei polizieschi in voga negli anni '70 con Maurizio Merli («Italia a mano armata») e Franco Nero («La polizia incrimina la legge assolve», titolo molto di attualità anche in questi anni), nel ruolo del commissario.E chi non ricorda la banda belga del Brabante Vallone, solita a indossare tute mimetiche e coprirsi il volto con maschere di carnevale: tra il 1982 e il 1985, in 16 azioni terroristiche, persero la vita 28 persone. Tra le auto usate, non mancava mai la Volkswagen Golf.Altri modelli ci portano ad avvenimenti drammatici: l'A112 beige del prefetto di Palermo, Dalla Chiesa, falciata dalle raffiche di mitra dei sicari di Cosa nostra. In via Carini, il 3 settembre 1982, trovò la morte anche la giovane moglie Emanuela. E ancora, la R4 rossa parcheggiata in via Caetani, a Roma, nel cui vano, nascosto da una coperta, le Br fecero trovare il corpo crivellato di colpi di Aldo Moro.Emblematica è anche la Citroën Mehari verde smeraldo sulla quale trovò la morte, assassinato dalla camorra, il cronista napoletano Giancarlo Siani, 26 anni In tema di mafia, altra auto divenuta tristemente famosa è la Fiat 126 imbottita di tritolo fatta esplodere in via D'Amelio a Palermo, con l'uccisione del giudice Paolo Borsellino e della sia scorta.

Diversa, invece, la notorietà acquisita dall'anonima Citroën Zx sulla quale il capo dei capi, Riina, ha compiuto il suo «ultimo» viaggio da uomo libero. Chi ricordava i boss della mafia stile Little Italy, a bordo di eleganti berline scure, ha dovuto ricredersi.

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