Quelle morti "misteriose" degli avversari dello Zar

Dalla Politkovskaya a Litvinenko fino a Nemtsov Sono solo i casi più famosi di voci critiche spente

Quelle morti "misteriose" degli avversari dello Zar

La lista è lunghissima, e qui viene necessariamente limitata ai personaggi (leggi: vittime) principali. Sono gli oppositori «eccellenti» di Vladimir Putin che hanno fatto una brutta fine o avuto guai molto seri.

In principio fu Anna, Anna Politkovskaya. Giornalista d'inchiesta coraggiosa e famosa nel mondo che denunciò in articoli e libri (in Italia uscì nel 2004 «La Russia di Putin») il legame stretto tra il presidente e il mondo del Kgb da cui proviene, oltre alle infamie della guerra in Cecenia da lui voluta. Finì assassinata il 7 ottobre 2006 - giorno del compleanno di Putin - nell'androne del palazzo di Mosca dove abitava.

Meno di un mese dopo, il 2 novembre 2006, ci fu il celebre caso dell'avvelenamento con il polonio radioattivo versato nel tè di Alexander Litvinenko, ex spia russa, poi passato nei ranghi dell'opposizione a Putin con una plateale conferenza stampa di denuncia dei crimini dei servizi segreti. Costretto a fuggire all'estero, prese la cittadinanza britannica ma fu raggiunto a Londra dai suoi sicari. Durante le tre settimane di agonia in ospedale accusò esplicitamente Putin di essere il mandante del suo omicidio.

Boris Nemtsov, ex vicepremier russo nel 1997-98 sotto la presidenza di Eltsin, liberale e amico dell'Occidente, divenne un coraggioso oppositore del suo successore Putin. Pochi giorni prima di rendere pubblico il dossier che aveva raccolto sul coinvolgimento militare della Russia nella guerra in Ucraina fu assassinato a colpi di pistola a Mosca, non lontano dalla Piazza Rossa, la sera del 28 febbraio 2015. Il suo testimone è stato idealmente raccolto da Alexei Navalny, di cui molto si parla in questi giorni.

Quando l'ex «oligarca» Boris Berezovski, già amico e sodale di Putin e poi suo deciso oppositore, fu trovato impiccato nel bagno della sua lussuosa villa a Londra nel marzo 2013, molti pensarono a un omicidio: erano anni che riceveva minacce e denunciava che la sua vita fosse in pericolo. Il caso non è mai stato chiarito.

L'avvocato Sergei Magnitski, che si occupava di corruzione da parte di imprese russe, fu picchiato e lasciato morire in una cella di rigore di un carcere moscovita a 37 anni nel 2009. Dipendente di una società Usa, la sua fine provocò una crisi nei rapporti con Washington.

La vita di Mikhail Khodorkovski, già uomo più ricco di Russia, è stata rovinata ma non spenta. Petroliere e dirigente della compagnia Yukos, fu imprigionato nel 2003 per frode fiscale dopo aver cominciato a finanziare l'opposizione a Putin. Scontò dieci anni di carcere duro in Siberia e fu graziato nel dicembre 2013 alla vigilia delle olimpiadi invernali di Soci in Russia. Da allora vive in Germania e continua cautamente a sostenere un progetto di democratizzazione del suo Paese.

Garry Kasparov è famoso per essere stato uno dei migliori scacchisti del mondo, ma è anche un deciso oppositore di Putin.

Autore del libro «L'inverno sta arrivando - perché Putin deve essere fermato», collaboratore di Nemtsov, è fuggito all'estero per sfuggire all'arresto: vive tra Stati Uniti e Croazia.

Denis Voronenkov e Pavel Sheremet, rispettivamente deputato e giornalista critici del ruolo di Mosca in Ucraina e Crimea. Entrambi assassinati a Kiev in questi mesi.

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