"Questo decreto puzza...". Gli artisti si accodano alla sinistra e sul rave fanno figuracce

La sinistra confonde "raduni" e "manifestazioni" e solleva la polemica contro il governo per i rave: Viminale costretto a ribadire l'ovvio con una nota

"Questo decreto puzza...". Gli artisti si accodano alla sinistra e sul rave fanno figuracce

Resta un mistero il motivo per il quale alla sinistra piaccia così tanto l'illegalità al punto che anche artisti e volti noti scelgono di esporsi pubblicamente in sua difesa. L'ultimo caso è il rave di Modena, che il nuovo ministro Matteo Piantedosi ha interrotto dopo poco più di 24 ore. Partendo da questo caso, è stato portato in Consiglio dei ministri un decreto col quale questo tipo di raduni, che avvengono in edifici privati occupati abusivamente e, spesso, sono occasione di spaccio e consumo di droga, sono stati resi illegali. Pene fino a 6 anni di reclusione e 10mila euro di ammenda: una stretta decisa da parte del Viminale che invece di essere accolta come un passo verso la legalità, da sinistra vedono come un'attentato alla libertà.

Dovrebbero dirlo a tutti quelli che si sono visti occupati i loro capannoni e campi, con danni di centinaia di migliaia di euro come accaduto a Viterbo. Ma la sinistra sembra più concentrata a coccolare i fuorilegge piuttosto che a cercare di rendere l'Italia un Paese migliore. E quindi ecco che in difesa dei rave party, sull'onda dell'inutile e strumentale polemica sollevata dal Pd, scendono in campo pure gli artisti. Sempre i soliti, ovviamente, senza sorprese di sorta per quanto riguarda la provenienza delle critiche al governo di centrodestra.

In prima linea ecco spuntare Fiorella Mannoia: "Questo decreto sui rave puzza, spero di sbagliare". Ma cosa vorrà mai dire Fiorella Mannoia? In tutta questa vicenda, l'unica puzza è quella dell'erba che sovente gira in questo tipo di raduni, ma la cantante si è accodata senza senso critico a quanto detto dal Partito democratico, che ora ha sollevato la polemica sul fatto che il blocco dei rave sia solo un pretesto del governo per rendere illegali gli scioperi e le occupazioni di università, scuole, fabbriche e simili. Alcuni l'hanno solo sottinteso, altri sono stati più espliciti, ma il chiodo fisso della sinistra è sempre lo stesso: convincere i cittadini che il governo Meloni è di estrazione fascista e che i provvedimenti presi sono di quella estrazione.

Ma sarebbe bastato leggere e soffermarsi, se proprio non si aveva voglia di capire, per rendersi conto che nel decreto non si parla di "manifestazioni" ma di "raduni" e che quindi tutta la loro polemica si basa su un castello di sabbia. Eppure, in tanti si sono lasciati convincere dal Pd, non solo Fiorella Mannoia. Erri De Luca scrive: "Atto primo scena prima. Il governo individua il grave pericolo delle manifestazioni musicali libere e gratis. Pene da patibolo contro la gioventù". Anche in questo caso si ignora deliberatamente che le "manifestazioni musicali libere e gratis" avvengono mediante occupazioni abusive. E ancora, alla Rete degli studenti medi e dall'Unione degli Universitari non è parso vero di trovare un così ampio appoggio dagli amici di sinistra: "In questo modo si limita la libertà di manifestare. Inaccettabile dare il via a repressione in scuole, atenei e piazze". E ancora una volta si confondono i raduni con le manifestazioni.

È servita una nota del Viminale per spiegare l'ovvio, ossia che la decisione presa in sede di Cdm "interessa una fattispecie tassativa che riguarda la condotta di invasione arbitraria di gruppi numerosi tali da configurare un pericolo per la salute e l'incolumità pubbliche". Questo provvedimento, si specifica nella nota, "non lede in alcun modo il diritto di espressione e la libertà di manifestazione sanciti dalla Costituzione e difesi dalle istituzioni". Il prossimo passo pr l'esecutivo sarà quello di fare i disegnini. O, forse, visto che si tratta di polemiche strumentali, nemmeno quello servira, perché davanti a chi non vuole capire non ci sono soluzioni che tengano.

La sinistra ha trovato il modo di strumentalizzare anche questa nota. Il primo è stato Enrico Letta, testardo nella sua pretestuosa polemica: "Le precisazioni del Viminale sulla questione rave party non cambiano la questione giuridica che abbiamo posto. Anzi, la precipitosa e inusuale precisazione conferma che hanno fatto un pasticcio. Che si risolve solo col ritiro della norma".

Ma ovviamente non è l'unico. Giuseppe Conte gli fa eco e continua a buttare benzina sul fuoco con le sue esternazioni: "Questa norma è un docile strumento che, per la sua genericità, consentirà un esercizio discrezionale alle autorità preposte alla sicurezza e all'ordine pubblico. Si applicherà anche ai raduni negli edifici, quindi nelle scuole, nelle fabbriche, nelle università". Il leader del M5s parla di "esibizione muscolare di un governo impregnato di una ideologia iniquamente e soverchiamente repressiva". "Sono decisamente contrario ai Rave illegali, ma una nuova fattispecie di reato si scrive ponderandola bene, non così a cavolo per fare "la dura". È la differenza tra partecipare ad un talk show e stare al Governo", scrive su Twitter il leader di Azione Carlo Calenda.

Ma dalla maggioranza si tira dritto e Matteo Salvini plaude alla norma: "Viva la libertà, viva la democrazia, viva i giovani e la musica, nel rispetto delle regole.

Quindi senza droga, senza armi, senza comportamenti illeciti, senza occupazioni abusive di spazi pubblici o privati. L'illegalità non verrà più tollerata, possono essere 15enni o 90enni. Si rispetta la legge, piaccia o non piaccia". Quindi, ha aggiunto: "Sui rave party non si torna indietro".

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