"Questo è un uso improprio della protesta. Fermare le lezioni sarà del tutto inutile"

Il segretario Cisl Scuola Ivana Barbacci: "Al personale non interessa"

"Questo è un uso improprio della protesta. Fermare le lezioni sarà del tutto inutile"
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Ivana Barbacci, segretario generale Cisl Scuola, oggi gli istituti rischiano di restare fermi per lo sciopero indetto dai Cobas per Gaza. Come valuta questa iniziativa?

"Ritengo che ci siano davvero altri modi. La guerra a Gaza crea forte sconcerto dentro la scuola: i ragazzi chiedono spiegazioni e gli insegnanti devono dare risposte. Ma questo sciopero ha una connotazione politica e rischia di essere inefficace. Non cogliamo un reale interesse da parte del personale scolastico a manifestare scioperando. Ci sono strumenti diversi: parlarne in classe, fare educazione civica, costruire dialogo. Lo sciopero è nato per rivendicare diritti e migliorare le condizioni di lavoro: usarlo in modo improprio lo svilisce e rischia di renderlo ininfluente. Noi abbiamo promosso raccolte di fondi e iniziative con gli insegnanti per affrontare insieme il tema della guerra. È più utile e costruttivo che fermare le lezioni".

Si rischia dunque di abusare dello sciopero?

"Sì. In questi anni ci sono stati scioperi politici, ma la categoria ha risposto con la scarsa partecipazione. È chiaro che i lavoratori non condividono l'uso dello sciopero per fini non legati al lavoro. Lo considerano uno strumento potente, di alta democrazia, ma deve riguardare la qualità del lavoro, i salari, i diritti. Se lo si usa diversamente, si danneggia l'intero sindacalismo italiano".

Parliamo di contratti. A che punto siete?

"Il rinnovo del contratto, 2022-24 è ancora fermo. Siamo il comparto più grande della pubblica amministrazione, con un milione e 250mila persone. L'emergenza è quella dei salari: c'è una disponibilità di aumento del 6% per il triennio in corso. Chiudendo questo contratto potremmo aprire subito il 2025-27, che ha già risorse stanziate per un +5,7%. In totale si arriverebbe a un aumento del 12%. È una prospettiva importante, ma servono compattezza e responsabilità. Vediamo molti atteggiamenti che vanno in direzione opposta all'obiettivo: raggiungere il 50% più dei sindacati rappresentativi per far sì che il contratto sia valido".

C'è ancora la forte opposizione di Cgil, Uil e sindacati di base?

"Temiamo di sì. Dopo la pausa estiva dobbiamo tornare al tavolo e proveremo a capire chi sceglierà di stare dalla parte dei lavoratori anziché provare a svolgere altre attività che sono anche legittime ma non con la casacca del sindacato, tanto per essere chiari".

Era questo il motivo principale per cui le chiedevo dello sciopero per Gaza.

"Ripeto, la scuola non lo condivide. Poi vedremo i risultati e capiremo".

Intanto oggi i ragazzi non vanno a scuola.

"È un danno. Soprattutto perché siamo a una settimana dall'inizio delle lezioni, quando servono massima continuità e impegno. Il tema di Gaza ci riguarda e ci preoccupa, ma ci sono molti altri modi per testimoniarlo senza sospendere l'attività scolastica".

A proposito, come è partito l'anno scolastico?

"Grazie alle recenti assunzione, la situazione è un po' migliorata ma, purtroppo, restano molte cattedre scoperte, soprattutto al Nord.

I concorsi, anche quelli Pnrr, non bastano: in molte classi di concorso ci sono meno candidati dei posti disponibili. Per la primaria la situazione è più grave: oltre il 60% dei posti resta vacante e i dirigenti ricorrono alle messe a disposizione di personale senza titoli specifici. Questo crea disfunzioni e disservizi".

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