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Quei kamikaze figli dell'islam non sono pazzi

Quei kamikaze figli dell'islam non sono pazzi

Nel voler attribuire l'etichetta di pazzo psicopatico o depresso al terrorista, la psichiatria italiana sta facendo un enorme passo indietro. È tornata a quella vecchia concezione di salute mentale tanto combattuta dagli anni '60 in poi grazie a Franco Basaglia.

Negli ultimi cinquant'anni c'è stata un'evoluzione scientifica che ha spazzato via il preconcetto di un'equivalenza tra criminalità e anormalità mentale, perché è stata dimostrata una scarsa correlazione tra psicopatologia e pericolosità. Per questo sono stati chiusi prima i manicomi e poi gli ospedali psichiatrici giudiziari. Al malato di mente è stata restituita la dignità e i diritti civili e con essi anche la responsabilità delle sue azioni. A nessun malato è garantita la non imputabilità, salvo che non sussista un rapporto di causalità tra il disturbo e il delitto, per cui i motivi del delinquere possono essere ricondotti a meccanismi psichici morbosi. Il disturbo mentale non pervade tutta la personalità e sono rari i casi in cui determini una violenza che non ha le sue origini negli stessi fattori che la causano nel sano di mente: rabbia, delusione e sete di vendetta, frustrazione e conflittualità. Non è capace di intendere e di volere soltanto lo psicotico che uccide obbligato da un comando imperativo, che è frutto esclusivo del suo delirio o della sua allucinazione. Ha un'infermità mentale il marito che uccide sua moglie, convinto sia un alieno che si è sostituito a lei per spiarlo, perché ha un disturbo del pensiero che lo porta alla perdita di contatto con la realtà. L'uomo che ammazza la moglie perché lo ha lasciato ed è preda di un vissuto depressivo risponde delle sue azioni perché sono dovute a uno stato emotivo e passionale. L'essere travolti e sopraffatti dalla rabbia o da qualsiasi altro sentimento non costituisce un'esimente. Le persone possono e devono controllare la loro emotività quando sono sottoposti a emozioni e forti stress, altrimenti ogni delitto impulsivo, legato alla gelosia, all'invidia e all'odio rimuginato resterebbe impunito. I delitti dei terroristi sono dovuti anche a questi fattori. A stati emotivi disforici dovuti a cause come quelle che sono state riferite dai media: la povertà, il bullismo e l'emarginazione. Situazioni cui però sono sottoposti anche gli occidentali senza che questo provochi la trasformazione dell'uomo in kamikaze. Nel terrorista agisce un elemento peculiare e scatenante che è l'islam jihadista.

In nome di una religione Brahim, Mohammed o Abdel uccidono vittime inermi perché trovano una giustificazione morale in un ideale che ritengono superiore, quello del corano. Massacrando cristiani, ebrei, omosessuali e apostati come indica l'imam integralista, diventano martiri ed eroi. Non subendo lo stigma sociale non avvertono quei sentimenti di autocondanna, colpa e vergogna che si generano quando la cultura e l'educazione si contrappongono alla violenza e favoriscono una coscienza morale per cui il rispetto della vita è sopra ogni cosa.

karenrubin67@hotmail.com

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