Qui e Ora

I n un cinema torinese gli spettatori hanno lasciato la sala prima della fine dello spettacolo perché insospettiti dalla presenza di un gruppo d'islamici che invece di guardare il film si scambiava messaggi WhatsApp. Nel clima che stiamo vivendo ogni atteggiamento inusuale può generare panico e un falso allarme, rendendo più ansiogena la vita dei cittadini: allarmati quando prendono la metropolitana o decidono di passare una serata in una sala concerto, quando decidono di cenare in un ristorante di qualsiasi città. Si può definire psicosi da terrorismo, intendendo che le persone vivono in uno stato psicologico di paura costante che le porta a interpretare in senso univoco i normali fatti della quotidianità. E così una famiglia marocchina, che non spegne il cellulare durante la visione del film, diventa qualcosa di veramente temibile. Rita al Chami, la giovane vittima dell'attentato di capodanno in un locale a Istanbul, prima di partire dal Libano per la vacanza in Turchia, aveva messo in conto di poter morire, dicendo a sua sorella che sperava di divertirsi, ma nella peggiore delle ipotesi avrebbe raggiunto sua madre nell'aldilà. Fatih Cakmak, la guardia di sicurezza uccisa nello stesso attentato, era già scampato all'esplosione allo stadio Besiktas. Avrà avuto paura anche lui prima di decidere di lavorare alla discoteca Reina la notte di San Silvestro, ma ambedue hanno scelto di non rinunciare alla propria vitalità. La chiamano psicosi attentato perché dal punto di vista statistico è una paura irrazionale poiché è più facile morire in un incidente stradale che in una strage provocata da un'autobomba. L'idea della morte non può farci vivere nella rassegnazione. Proviamo a reagire alla paura continuando a viaggiare, festeggiare e lavorare nonostante il timore.

Gli spettatori che sono usciti dalla sala a Torino, quelli che segnalano pacchi e borse sospette nelle stazioni, contrastano il senso d'impotenza rendendosi attivi nella speranza di decidere del loro destino. Non si rassegnano alla paura, non intendono vivere attendendo inermi la strage che verrà. Come quella in cui hanno perso la vita Rita e Fatih.

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