Con una sentenza sull'assegno di mantenimento per il coniuge separato la Corte di Cassazione ha stabilito che il matrimonio non può più essere considerato una sistemazione economica definitiva. Una giurisprudenza che segue coerentemente quella che nel 2006 sancì il concetto di bigenitorialità con la regola dell'affidamento condiviso dei figli. Madre e padre e ora moglie e marito sono equiparati, non c'è differenza di ruolo né di responsabilità l'uno rispetto all'altro e di entrambi rispetto ai figli. Le leggi si attaglierebbero perfettamente ad individui responsabili, a prescindere dal loro genere sessuale, se fosse vero che la società ha prodotto un'uguale situazione per uomini e donne, se fosse vero, e non lo è, che madre e padre sono interscambiabili. Una legge che disciplina l'assegno divorzile servirebbe se il problema esistenziale degli esseri umani fosse legato più ai soldi che non all'incapacità, imperante, di stabilire legami duraturi fondati sull'autenticità e sul rispetto reciproco. La sentenza sottolinea con totale assenza di pudore una visione individualistica del legame matrimoniale. Sono concesse nozze fast food, da celebrare e distruggere in un battibaleno, grazie ad una giurisprudenza che invece di educare alla responsabilità sdogana, tutelandola, un'immaturità emotiva di cui pagano le conseguenze i figli dell'affido condiviso. Bambini-pacco che passano una settimana da mamma e una da papà, minori senza fissa dimora. «Io... prendo te... come mio sposo, mia sposa, e prometto di amarti e rispettarti finché morte non ci separi». Un anacronismo che fa sorridere e non tranquillizza come la possibilità, offerta dalla Cassazione, di liberarsi dell'altro senza per questo dover sborsare somme di denaro. L'amore è a tempo determinato, il progetto a due non deve sacrificare la libertà individuale. I contraenti esigono una completa indipendenza. Eppure la vera libertà viene dalla capacità di dipendere da altre persone e permettere alle stesse di dipendere da noi. Significa disponibilità di sé per l'altro e dell'altro per sé nei momenti di gioia e di dolore. Nessuno, neanche il più ricco, può provvedere a se stesso da quando nasce a quando muore.
Slegare l'amore da qualsiasi obbligo legato all'altro per connetterlo solo al sentimento personale con la sua mutevolezza è un presupposto che rende impossibile un legame duraturo perché antepone la soggettività all'amore, l'io al tu, il mio bene al tuo. Ma sapere di aver amato ed essere stati amati, ha un valore immenso che non può essere regolamentato dalla legge.
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