Gli incendi, un oltraggio capitale

Gli incendi, un oltraggio capitale

Gli incendi che colpiscono Roma si aggiungono alla condizione di resa di una città che vive nell'emergenza costante: dell'acqua, della viabilità, della sicurezza e dei rifiuti. Parchi e giardini pubblici abbandonati da un servizio giardini comunale che non c'è più, sono abitati da nugoli di migranti clandestini che bivaccano e di cui nessuno si cura. Nel 1992 l'antropologo francese Marc Augé descrisse i «non-luoghi»: spazi anonimi come aeroporti, stazioni di servizio e centri commerciali privi d'identità, dove in transito frenetico si sosta senza stabilire relazioni con il luogo o con le altre persone. Vedere Roma, una città capace di provocare emozioni forti e sentimenti di attaccamento e radicazione trasformarsi in un non-luogo sta provocando nei suoi cittadini quel sentimento di dolore che si prova per la perdita di una persona cara. Un lutto per una città amata e degradata. Senza pioggia le reti fognarie emanano il classico e insopportabile fetore che solo l'incuria riesce a produrre. Il manto stradale è al collasso. I cassonetti sono saccheggiati giornalmente dalla mafia e dai rom per un commercio illegale che avviene alla luce del sole. Manca lo spazio per vivere in sicurezza, manca l'igiene e la legalità. L'identità di luogo e il senso di luogo si acquisiscono quando si vive nella città in cui si è nati, dove si percorrono le stesse strade per andare a lavoro, dove s'incontrano persone amichevoli e conosciute quando si fa la spesa o si prende il primo caffè prima di entrare in ufficio. Le vie e le piazze, gli edifici si caricano di significati e diventano simboli: del primo bacio, del primo amore, del primo autobus preso da soli da adolescenti per andare a scuola. Roma, luogo speciale, archetipo posseduto anche da chi non l'ha mai visitata, perché conosciuta indirettamente attraverso i film, i racconti di chi ci è stato, i romanzi e le immagini che evocano sensazioni legate a una storia condivisa da tutto il mondo occidentale, è ormai una città offesa e violata.

Per i romani la romanità era un motivo d'orgoglio, un'identità di luogo cui si associa uno stile di vita, un dialetto e tradizioni peculiari. La tracotanza di chi la amministra l'ha trasformata in un suk, in cui sembra possibile possa avvenire qualsiasi nefandezza senza che nessun controllo argini decadimento e mortificazione.

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