
Donald Trump chiude la porta ad una possibile riconciliazione con Elon Musk. «Direi che i nostri rapporti sono finiti» afferma con Nbc News avvertendo l'ex first buddy che ci sarebbero «gravi conseguenze» se dovesse decidere di finanziare candidati democratici. E poi aggiunge che ha mancato di rispetto alla presidenza.
Il tycoon ostenta indifferenza, ribadendo di non aver pensato a lui, ma di «augurargli il meglio»: «Sono stato impegnato ad occuparmi di Russia, Cina e Iran» sottolinea con i giornalisti il presidente americano, precisando di non aver ancora deciso se togliere al patron di Tesla i contratti delle sue aziende con il governo, ma assicurando che «riesamineremo tutto, sono un sacco di soldi, un sacco di sussidi, faremo quello che è giusto per lui e per il Paese». Alla Cnn spiega che considererà la cancellazione di alcuni appalti, un'ipotesi che aveva ventilato su Truth al culmine della lite, e scherza: «Gli Stati Uniti possono sopravvivere senza quasi chiunque, tranne me».
Pubblicamente Trump non vuole commentare il presunto uso di droghe da parte del miliardario riferito dal New York Time («non so quale sia la sua situazione» afferma), ma in privato avrebbe chiesto ad assistenti e consiglieri se ritengono che il comportamento di Musk negli ultimi giorni possa essere correlato al presunto consumo di sostanza stupefacenti. E un'altra fonte rivela al Washington Post che Trump avrebbe definito l'ex alleato «un tossicodipendente accanito».
Musk ha ammesso di aver fatto uso di ketamina, un potente anestetico che a suo dire gli era stato prescritto per curare la depressione, ma il quotidiano ha recentemente riportato che l'uso di droghe - inclusa ecstasy e funghi allucinogeni - è andato ben oltre il consumo occasionale. Il vice presidente JD Vance, in un'intervista rilasciata al podcaster Theo Von, dice che Elon sta commettendo «un grave errore» prendendosela con Trump, ma al tempo stesso prova a sminuire lo scontro pubblico fra i due definendolo un «tipo emotivo» che si è lasciato prendere dalla frustrazione. «Spero che alla fine torni nei ranghi. Forse ora non è possibile perché ha esagerato» prosegue.
Invece per Steve Bannon - capo stratega di Trump durante il primo mandato e uno dei più accaniti critici dell'ex first buddy - l'idea di ricomporre la frattura non è un'opzione. «Bro, hai varcato il Rubicone: non puoi tornare indietro» afferma al programma Morning Edition di Npr utilizzando il diminutivo di «fratello» in inglese. Poi accusa il miliardario di aver abusato della sua posizione all'interno del governo per cercare di ottenere l'accesso a segreti governativi e dare impulso alla sua attività, e paventando addirittura l'ipotesi (assai irrealistica) di un'espulsione. Ma quali sono gli affari di Musk che potrebbero essere colpiti dalla rottura con il comandante in capo? Anzitutto SpaceX, che dal 2016 a oggi ha ricevuto ogni anno almeno 1 miliardo di dollari in contratti governativi, prestiti e sussidi.
L'azienda ha tuttavia un ruolo cruciale nel programma spaziale americano e potrebbe essere salvata.
Poi c'è la rete satellitare Starlink, che ha vinto un appalto federale multimiliardario per espandere l'accesso a Internet nelle aree meno servite del Paese. E infine Tesla, che ha ricevuto oltre 1 miliardo di dollari all'anno dal 2020 ma i sussidi potrebbero essere tagliati nella legge di spesa, il famoso big beautiful bill che ha fatto scoppiare la lite.