Raco e il video che lo incastra: "Compra benzina per il rogo"

La svolta dalla telecamera di un self service. L'acquisto all'alba e la bottiglia nascosta sul luogo della tragedia

Raco e il video che lo incastra: "Compra benzina per  il rogo"

Roma Svolta nel giallo di Torvaianica. Domenico Raco acquista la benzina per il rogo prima di vedere Maria Corazza. E nasconde la tanica sul luogo della tragedia. Poi torna indietro, a Pomezia, e aspetta che la donna lo passi a prendere in zona «167», ovvero alle case popolari di via Alcide De Gasperi. Una telecamera registra la sua immagine mentre riempie un contenitore di plastica a un self service vicino al Martin Pescatore. Poi, come se nulla fosse, risale nell'auto dell'amico e si dirige in via San Pancrazio. Qui nasconde la bottiglia piena di «verde» fra le sterpaglie alte. Da lì riprende il mezzo che deve entrare in carrozzeria per dei lavori e si dirige nel quartiere Iacp, all'officina. I carabinieri sono certi che Micu i Palata ha fatto tutto da solo, che si sia suicidato. Non prima di aver ucciso l'amica del cuore. Come? Tutto da stabilire.

Da mesi, però, l'uomo avrebbe deciso di farla finita. Il suo messaggio d'addio lo lascia come si fa nell'era social sul suo profilo WhatsApp, il 28 ottobre. Nessun biglietto scritto a mano, nessuna registrazione audio, solo una breve frase che per gli inquirenti equivale a una confessione: «Ricorda sempre il mio sorriso anche se devo andare in Paradiso». Punto. E che i due erano soli nella Fiesta di mamma Giuseppa lo testimoniano anche le immagini di un'altra telecamera piazzata, però, lungo il percorso fra l'officina di Pomezia e Torvaianica Alta. Queste le certezze su un caso drammatico che ha sconvolto il litorale romano. Decine di testimoni confermano, poi, che Raco non aveva nulla con sé quando Maria lo passa a prendere, dopo aver lasciato la macchina dell'amico per la riparazione. Premeditazione al massimo livello secondo gli inquirenti. «Mimmo ha insistito perché portasse lui la mia auto in carrozzeria - mette a verbale uno dei testi chiave - Io non potevo farlo perché vado a lavorare la mattina presto, prima dell'orario di apertura delle officine. Lui era fatto così, sempre pronto ad aiutare gli amici». Nella testa di Raco, però, c'è già il folle disegno omicida.

Perché uccidere Maria? Nemmeno gli investigatori che hanno ascoltato più di trenta persone fra parenti, colleghi e amici sono in grado di dare una risposta. Che fra i due fosse nato qualcosa di più di un'amicizia è un'ipotesi credibile anche se nessuno può confermarlo. Per Maurizio Di Natale, il compagno convivente da oltre 25 anni di Maria, quella con Raco era solo un'amicizia. «Uno di famiglia» racconta durante il suo interrogatorio fiume il giorno stesso della tragedia. Probabilmente per Domenico, però, la donna era qualcosa di più. Si era innamorato e lei aveva cercato di farlo desistere? Gli aveva detto, forse, che fra loro non poteva nascere nulla? Da questo all'idea di chiudere nel peggiore dei modi la storia basta poco. Cinque euro di benzina e tanto coraggio. O disperazione.

Resta da chiarire la dinamica esatta. Maria è alla guida della Ford presa in prestito dalla madre. Ha appena accompagnato la figlia 12enne davanti scuola, l'Orazio, per gli esami di terza media. Lì saluta il compagno, Maurizio. Dal centro della cittadina pontina alle case popolari è un attimo: passata piazza Indipendenza resta la discesa che porta a via De Gasperi. Da lì a Torvaianica sono una decina di chilometri, 15 minuti di viaggio. Prima delle 8,30 i due sono in via Siviglia, poi sul campo incolto.

Alle 8,28 Raco si collega per l'ultima volta a WhatsApp. Domenico la uccide (la strangola?), apre lo sportello anteriore sinistro, sposta il corpo sul sedile posteriore e cosparge l'abitacolo di liquido infiammabile. E appicca il fuoco.

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