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"Radical chic? È di destra...": rissa Zinga-Serra per Concita

Nicola Zingaretti etichetta come "radical chic" Concita De Gregorio e scatena l'ira delle donne dem e di Michele Serra, che lo accusa di aver fatto linguisticamente il salto della barricata

"Radical chic? È di destra...": rissa Zinga-Serra per Concita

La culla del politicamente corretto italiano, che è il Partito democratico, in questo momento è vittima di un cortocircuito che sta creando non pochi grattacapi al segretario Nicola Zingaretti. Per capire cosa sia successo è necessario fare un passo indietro a domenica, quando nel salotto di Rai3 di Fabio Fazio è stata ospite Concita De Gregorio per argomentare il suo editoriale tagliente e affilato contro il segretario del Pd. Già di per sé l'articolo non dev'essere piaciuto dalle parti di Zingaretti, in più il suo elogio a Che tempo che fa senza un minimo contraddittorio ha fatto scattare il segretario e i suoi sostenitori.

Tutto questo in un momento di crisi di governo in cui anche dentro al Partito democratico si scorgono alcune crepe e probabilmente non è un caso che gli unici dem graziati dalla De Gregorio siano stati Dario Franceschini ed Enrico Letta. Nicola Zingaretti ha risposto all'ex direttore de L'Unità con un post su Facebook ed ecco che attorno a lui si è scatenata l'ira delle parlamentari dem, che ora accusano il patriarca del politicamente corretto di aver dato una "vergognosa prova di machismo e proprio contro una donna di sinistra", come sottolinea Il Tempo. A rimorchio delle dem, è arrivata anche un'altra firma illustre del quotidiano Gedi, Michele Serra.

Cosa avrà mai detto Nicola Zingaretti per far inferocire le donne del Pd? "Ho visto solo l'eterno ritorno di una sinistra elitaria e radical chic, che vuole sempre dare lezioni a tutti ma a noi ha lasciato macerie", ha scritto nel suo post di risposta il leader del Pd, aggiungendo che "chi fa un comizio in diretta dopo le consultazioni al Quirinale è un esempio, chi rispetta quel luogo una nullità. La prossima volta mi porto una chitarra. Che degrado".

La locuzione "radical chic" in un testo firmato da Nicola Zingaretti ha fatto irrigidire i dem. E così Michele Serra ha sguainato la penna in difesa della collega: "Quel termine non aveva alcuna attinenza con l' articolo di De Gregorio (tra l' altro molto più severo con Renzi che con l' attuale reggenza del Pd) e nemmeno con la sua autrice, che lavora da una vita nell' ambito, un tempo molto pop, oggi comunque legato al senso comune del Paese, del giornalismo quotidiano. È stata direttrice dell' Unità, non di Ville&Casali". L'accusa di Michele Serra è chiara: "Quel termine, che nel breve testo di Zingaretti suona come il vero capo d' imputazione, è schiettamente di destra".

Quindi Nicola Zingaretti sarebbe ora un esponente della destra che, sempre secondo Serra, da anni userebbe impropriamente il termine "per bollare di snobismo, di irrealismo, di classismo malcelato, chiunque abbia da obiettare qualcosa alla demagogia populista, sia esso un professore di liceo che difende la consecutio temporum o una comandante di nave che soccorre i migranti o un elettore urbano che vota secondo urbanità". Le parole di Zingaretti devono aver profondamente sconvolto il giornalista.

"Nel momento in cui anche il capo della sinistra italiana bolla di radical chic una giornalista anch' essa di sinistra, viene dunque da chiedersi: ma dove sono finite le parole 'di sinistra'?", si domanda Serra, preso da un impeto nostalgico che lo porta a citare perfino un Nanni Moretti d'annata. Lo choc per Michele Serra è tale da suggerire al segretario dem di non utilizzare quella parola, non perché è sconveniente, ma perché "se qualcuno avesse avuto il tempo di rileggere quel post di Zingaretti, magari lo stesso Zingaretti, avrebbe avuto il tempo di pensare: radical chic lo dicono Salvini, Feltri e Belpietro, dunque è meglio cercare un'altra parola". Serra implora, supplica Zingaretti di levarsi di dosso l'etichetta "di destra", che lui stesso gli ha affibbiato: "Basta una parola per cambiare significato a una intera politica. E non è che non lo si nota: lo si nota. Non è che non lo si capisce: lo si capisce. E ci si sente meglio rappresentati. Ci si sente un poco meno soli, che in questo momento è davvero una cosa di sinistra".

Mentre si attende la replica di Nicola Zingaretti, il quotidiano La Verità sottolinea che nel fondo di Concita De Gregorio contro Zingaretti e contro la componente ex Pci-Pdd-Ds ci sarebbe solo un vero elegio a un dem e che sarebbe destinato a Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud e la coesione territoriale. Il quotidiano riferisce che nello staff di diretta collaborazione del ministro ci sia "un certo Lorenzo Cecioni, a 24.000 euro l'anno, con contratto registrato il 20 febbraio 2020 e scadenza insieme al governo.

A meno di omonimie, dovrebbe essere il secondo dei tre figli di Concita De Gregorio, di anni 24".

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