Ho poche righe, e invece se avete lacrime, preparatevi a versarle adesso, lacrime per il funerale della cultura e della storia quando ci si imbatte in qualcosa che riguarda la signora Albanese, capa degli amici di Hamas. Non me ne sono mai occupata: ne dice tali e tante che mi richiederebbe molto tempo; una volta rifiutai il dibattito con lei anche perché, dissi, "non intendo respirare la sua stessa aria".
Mantengo quella posizione ora, quando riparte con la solita sequela di accuse genocidio, ethnic cleansing, razzismo, apartheid tutte tesi smentite da una quantità schiacciante di documenti, numeri e testi: basta voler guardare. Ieri, in una tragica intervista al Corriere della Sera, sosteneva quanto sia necessario cancellare Israele: "il problema è l'esistenza di Israele come stato di apartheid all'interno di un Paese che si chiamava Palestina". Cancelliamolo, dunque. Anche se, purtroppo, non è mai esistita una "Palestina" statale in quei territori fino a tempi molto più recenti; il termine veniva usato, semmai, dagli ebrei delle prime aliyah. Mio padre, che venne da Israele con la Brigata per liberare l'Europa dal nazifascismo, aveva sulla carta d'identità la dicitura "palestinese". Gli ebrei erano chiamati palestinesi; Golda Meir stessa si presentava così. Gli abitanti arabi, spesso definiti "siriani del sud", arrivarono in numeri significativi dai territori vicini Giordania, Egitto mentre gli ebrei lavoravano la terra. Il mandato britannico, dopo il collasso dell'Impero Ottomano, aveva una legittimazione internazionale ampia per favorire il ritorno degli ebrei alla loro casa ancestrale, che tuttavia non aveva mai cessato di esistere come presenza ebraica (a Gerusalemme la maggioranza era ebraica già dall'Ottocento). Israele accettò una partizione con gli arabi e, dopo la guerra, fu la Giordania non "i palestinesi" organizzati come Stato a controllare Cisgiordania e Gerusalemme Est. Da lì si dipana una storia di conflitti arabo-israeliani, con ondate di violenza che nel tempo si trasformarono in terrorismo, poi in Olp e, oggi, anche in Hamas. Un movimento palestinese strutturato nasce negli anni Sessanta e Settanta, quando l'Europa ne diventa in parte tutrice e l'Urss lo appoggia. Prima di allora esisteva un odio antisemita di matrice araba e religiosa, esemplificato da figure come Haj Amin al-Husseini, il gran mufti di Gerusalemme e alleato di Hitler. Anche la guerra del 1967 si concluse con l'occupazione di territori che erano in precedenza sotto giurisdizione giordana o egiziana, non "palestinese". L'ideologia che abbraccia la signora Albanese non mira a costruire, ma a distruggere: l'obiettivo è la cancellazione di Israele e del popolo ebraico.
Anche la Bbc ha ripetuto, su questo e altro, molte falsità per rappresentare Israele come uno Stato affamatore, di apartheid, genocida, come amano dire quelli che vorrebbero vederlo sparire. Questa signora basterebbe leggerla per sbadigliare