Raggi già battuta in casa Il direttorio grillino blocca le sue nomine

Il fedelissimo Frongia dirottato alla poltrona di vicesindaco. Battaglia per le commissioni

Giornata frenetica e decisiva quella di ieri per Virginia Raggi, una girandola d'incontri e riunioni fin dal mattino, in una corsa contro il tempo, per portare la giunta al completo all'appuntamento di giovedì prossimo con la prima seduta della nuova assemblea capitolina.

Tra le questioni più spinose ancora in sospeso, le prime nomine della sindaca, contestate dal direttorio, e poi, di fronte alle sue resistenze, bocciate di fatto da Beppe Grillo in persona: quella del capo di gabinetto Daniele Frongia e quella del suo vice Raffaele Marra, reo di aver già lavorato con il sindaco Gianni Alemanno. Verso quali altri incarichi saranno dirottati lo si saprà con certezza in settimana. Ma per l'ex consigliere comunale, fedelissimo della Raggi, sarebbe già pronta la poltrona di vicesindaco. Va da sé, con l'assenso del minidirettorio, che per questo ruolo ha sempre invocato un eletto. A Frongia dovrebbero andare anche le deleghe al Patrimonio e forse alle Partecipate, rendendo definitivo l'assessorato «a tempo». La questione Marra si profila, invece, di più difficile soluzione, col diretto interessato che ha già fatto sapere di non esser disposto a fare un passo indietro. Ma per comprendere ancora meglio il crescendo di polemiche, veleni e veti incrociati di questi giorni, culminati con uno stallo, sbloccato solo in extremis dall'intervento del fondatore, bisogna guardare oltre la giunta, alle commissioni, cuore del potere e sottopotere capitolino. Anche su questo fronte si sarebbe consumato un vero e proprio accerchiamento della Raggi. Un braccio di ferro ingaggiato in particolare con la deputata Lombardi, che avrebbe preteso, e alla fine ottenuto posti nelle commissioni chiave: Urbanistica, Patrimonio e Casa, Bilancio.

Oggi sia la Taverna che la Lombardi, membri di peso del mini-direttorio, cantano vittoria, mentre Virginia, che alla fine ha ceduto su tutta la linea, esce dalla vicenda quanto meno fortemente ridimensionata. Quanto alle indiscrezioni in merito all'utilizzo di un «manuale Cencelli» per distribuire gli incarichi tra le correnti pentastellate, il capogruppo in pectore del M5S in Assemblea capitolina Paolo Ferrara, taglia corto: «Non sono cose da M5S, noi ragioniamo e decidiamo insieme». «Non c'è nessuna guerra all'interno del Movimento 5 Stelle a Roma», gli fa eco il consigliere 5Stelle Enrico Stefàno, indicato come probabile vicesindaco prima che scoppiasse il pasticcio Frongia-Marra. Sarà.

Ma non è un mistero che il redde rationem fra la Raggi e il mini-direttorio pentastellato si è consumato ieri pomeriggio, nel vertice convocato con un duplice obiettivo: «aiutare» la sindaca a occupare le ultime caselle scoperte della futura squadra di governo, ma soprattutto scolpire nella pietra il rispetto da parte sua d'ora in avanti, del «codice di comportamento» adottato dai grillini. Anche se nessuno vuol parlare di sconfitta, di certo non è un pareggio.

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