
Una campagna elettorale senza freni, tra lo sconcerto di molti porporati. All'interno dell'aula nuova del Sinodo, dove i cardinali si riuniscono per le congregazioni generali pre-conclave, negli ultimi giorni è andato in scena uno spettacolo, durante le pause dei lavori, che qualche porporato non ha fatto fatica a definire «indecoroso». Come risulta a Il Giornale, più di un cardinale, scelto soprattutto tra quelli alla prima esperienza e con difficoltà a comprendere la lingua italiana, è stato avvicinato da un influente porporato di Curia che ha chiesto di votare per un candidato ben preciso «perché è l'unico che può garantire continuità con l'opera avviata da Francesco». Ovviamente, in breve tempo, la voce di questa «strana richiesta» si è diffusa a macchia d'olio tra i porporati, soprattutto tra quelli che arrivano dalle periferie del mondo. In gruppo, dunque, alcuni di loro hanno chiesto lumi a due cardinali più anziani che, sorpresi per l'accaduto e con grande sincerità hanno consigliato: «Ascoltate solo la voce dello Spirito Santo, non le richieste di voto che lasciano il tempo che trovano, soprattutto se quanto proposto non coincide con la realtà». In effetti, il nome fatto a questi cardinali «dalla fine del mondo», non è quello di un uomo proprio vicino alle posizioni di Bergoglio, anzi, si tratta di un cardinale che in molti casi è stato anche «freddo» riguardo ai provvedimenti del Papa.
Il tentativo di «turlupinare» i porporati inesperti, dunque, per il momento è stato disinnescato: non conoscendo le dinamiche della Curia Romana e magari ignari delle posizioni dei singoli elettori, ci erano, però, quasi cascati. «Ho assistito ad una di queste scene -, confida un cardinale elettore - per questo ho deciso di andarmene da Roma per qualche giorno, perché avevo bisogno di purificarmi, è la prima volta anche per me in Sistina, ma arrivare a tanto è davvero troppo». «Uno spettacolo davvero ridicolo», tuona un cardinale italiano che non entrerà in Conclave e che di certo non ha mai avuto grande simpatia per Papa Francesco, «non pensavo si potesse arrivare a tanto, sembrava di stare in Transatlantico».
Al momento comunque non sembra esserci davvero il nome di un candidato «forte» che possa mettere tutti d'accordo: da un lato c'è il cardinale Pietro Parolin, che si presenta con un bagaglio importante di grande esperienza in Curia e con la finezza del diplomatico. Non tutti, però, sono d'accordo sul portare avanti la sua candidatura: il cardinale francese Philippe Barbarin, al suo terzo conclave, ad esempio, ha criticato in un'intervista a Paris Match il porporato, definendolo «non all'altezza del ruolo». Dall'altro lato ci sono tutta una serie di papabili più o meno «forti»: hanno colpito positivamente negli scorsi giorni gli interventi dei cardinali Zuppi e Pizzaballa. Il primo può contare sull'appoggio di una buona parte di porporati, soprattutto quelli delle periferie del mondo, l'altro, per molti «troppo giovane» (ha 60 anni), ha il sostegno di molti confratelli francescani e di diversi cardinali quarantenni e cinquantenni. Insieme a loro vanno avanti anche i nomi del maltese Mario Grech e più timidamente dello svedese Anders Arborelius, del francese Aveline e dell'americano Robert Prevost, in questo caso una candidatura partita proprio dal Sudamerica, dove il porporato 69enne è stato missionario e vescovo.
Segnali positivi arrivano anche per il conservatore Peter Erdo, arcivescovo di Budapest che sta trovando consensi anche tra i porporati africani oltre che tra alcuni che in un primo momento avevano deciso di sostenere la candidatura del cardinale Parolin.
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