Rai, via ai nuovi vertici. L'opposizione va in pezzi

Il Parlamento nomina il cda, 5s e Avs votano i loro, il Pd resta sull'Aventino. Il Tesoro indica Agnes e Rossi: test alla Vigilanza

Rai, via ai nuovi vertici. L'opposizione va in pezzi
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Si sblocca lo stallo delle nomine Rai e si spacca il campo largo. È questa la sintesi di una giornata non priva di colpi di scena e che vede consumarsi il primo passo verso la definizione del nuovo stato maggiore di Viale Mazzini. Il Parlamento procede infatti all'elezione dei quattro consiglieri di nomina parlamentare: Federica Frangi (in quota Fdi), Antonio Marano (Lega), Alessandro Di Majo (M5s) e Roberto Natale (Avs). Il Ministero dell'Economia, invece, indica Giampaolo Rossi (destinato a diventare amministratore delegato) e Simona Agnes, candidata alla presidenza anche se al momento non c'è un accordo per raggiungere i due terzi dei voti necessari in commissione di Vigilanza per la ratifica della nomina.

La trattativa però è in corso e tutto appare ancora aperto rispetto a un accordo che potrebbe coinvolgere i Cinquestelle e Alleanza Verdi e Sinistra, tenendo peraltro conto che si procederà con il voto segreto. Tanto Giuseppe Conte quanto Bonelli e Fratoianni fanno sapere che non sono disponibili a fare da sponda alla nomina di Agnes. «Si può discutere invece su un nome di garanzia» dice il capo politico del M5S. Altrimenti, spiegano, non ci sarà altra via che disertare il voto della Vigilanza dove alla maggioranza, dopo il ritorno di Mariastella Gelmini, mancano due voti. Nella maggioranza però c'è chi ritiene che se i tempi si allungheranno fino a dopo il voto in Liguria, potrebbe aprirsi uno spiraglio per arrivare a un accordo complessivo con le opposizioni e in particolare con i Cinquestelle che potrebbero ottenere una direzione di peso.

Di certo nella giornata di ieri la spaccatura delle opposizioni è emersa in maniera plastica. Complice una apertura sulla riforma della governance, con l'impegno ad avviare la settimana prossima l'esame delle proposte di legge già depositate in Parlamento, il centrodestra è riuscito ad aprire un canale di dialogo prima con il M5s e poi con la sinistra che hanno così deciso di partecipare al voto, nonostante il Pd di Elly Schlein abbia deciso di optare per l'Aventino. I primi nomi su cui si consuma la spaccatura sono quelli di Federica Frangi e Roberto Natale. Per la prima - giornalista Rai attualmente al Tg2 e già presidente dell'Associazione Stampa Romana - votano 174 deputati, mentre i voti nel secondo caso sono 45. Su Natale convergono i Cinquestelle, mentre Partito democratico, Azione e Italia Viva decidono di disertare l'emiciclo di Montecitorio. La seconda puntata avviene al Senato dove vengono eletti Antonio Marano (indicato dalla Lega) e Alessandro Di Majo (espressione del M5S). Marano ottiene 97 voti (ed essendo il consigliere più anziano in caso di stallo sulla nomina del presidente sarà lui a guidare di diritto il cda della Rai), Di Majo 27. Giuseppe Conte non ha problemi a rivendicare la propria scelta. Il cda «non è una poltrona. Sono funzioni di controllo e vigilanza. Chi non vuole occupare le poltrone in Rai dica ai suoi uscite fuori dalla Rai e abbandonate le poltrone. Rimaniamo senza cda? Lo lasciamo quindi a Giorgia Meloni e alle forze di maggioranza, senza esercitare neppure quel minimo controllo per il pluralismo e per le funzioni di vigilanza?».

Una posizione che fa calare il gelo tra Conte ed Elly Schlein che si ritrovano davanti alla Corte di Cassazione, per la consegna delle firme a sostegno del referendum contro l'Autonomia differenziata, sostanzialmente ignorandosi.

E se la leader del Nazareno chiede un servizio pubblico libero dalla lottizzazione, Francesco Palese, segretario del sindacato Unirai, ricorda che numeri alla mano il Pd è il partito che dal 2005 ha nominato più consiglieri Rai di ogni altro partito.

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