
Oltre 20 anni dopo la sua riforma del sistema radiotelevisivo c'è ancora il nome di Maurizio Gasparri su un disegno di legge per riscrivere le regole del settore. Innanzitutto, Forza Italia propone che tutto il Consiglio d'amministrazione Rai sia eletto dal Parlamento, tranne il settimo consigliere eletto, come ora, dal personale.
In Senato, il capogruppo degli azzurri spiega che si vuole «correggere la riforma sbagliata fatta dal Pd e dalla sinistra che affidò al governo la nomina dell'amministratore delegato». Salvo poi lamentarsi ad ogni occasione delle presunte interferenze dell'esecutivo sulla tv pubblica. «Oggi la sinistra strepita - dice l'exministro per la Comunicazione Gasparri- ma noi siamo abituati a vedere che prima fa delle cose e poi urla contro l'errore che nasce da loro proposte. Noi affidiamo le scelte alla centralità del parlamento. In questo modo non c'è incidenza del governo. Il parlamento eleggerebbe 3 consiglieri alla Camera e 3 al Senato. Sarebbe anche un modo di rispettare i principi del Freedom act europeo».
Accanto a lui alla conferenza stampa c'è il capogruppo di Fi in Vigilanza Roberto Rosso, che immagina la tabella di marcia per portare il ddl in aula prima dell'8 agosto». Il primo passo - dice - sarà quello di presentare il testo al comitato ristretto della Commissione Ambiente, poi si dovrà provare a fare una sintesi con le altre 7 proposte presentate anche dall'opposizione sulla governance della Rai, quindi audizioni per 15 giorni, una settimana per l'esame degli emendamenti e «a luglio potremmo cercare di arrivare in aula prima della chiusura estiva».
Tra le novità del ddl ci sono più poteri
all'Agcom, stabilità per le risorse della Rai, durata del cda da 3 a 5 anni, presidente eletto a maggioranza semplice e ad nominato dal cda su proposta del presidente. Una curiosità: viene anche definita la figura dell'influencer.