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Rai, malumori su Fuortes. "È l'uomo di Franceschini per la corsa al Quirinale"

I sospetti in viale Mazzini sul nuovo ad scelto da Draghi: il ministro vuole una sponda in tv

Rai, malumori su Fuortes. "È l'uomo di Franceschini per la corsa al Quirinale"

«Ma vogliamo fare due più due? Ce lo ricordiamo che Franceschini (nella foto) ha in testa di andare al Quirinale? E che quindi ha bisogno di un uomo come Carlo Fuortes per governare l'azienda che più influenza il Paese?». Nei famosi corridoi di viale Mazzini da venerdì ovviamente non si parla d'altro: ci si aspettava la nomina di un manager al di sopra di ogni connotazione politica. E, invece, l'indicazione arrivata da Draghi e dal Ministero dell'Economia come amministratore delegato è un nome certamente di alto profilo, un risanatore di teatri e istituzioni, uno dei pochi grandi manager culturali italiani, ma comunque vicino a una certa area politica, quella dell'ancien régime del Pd. Lanciato da Rutelli e Veltroni, finito anche nella girandola dei candidati sindaci di Roma, suo sponsor è infatti il ministro della Cultura. Quel Franceschini in gara per prendere il posto di Mattarella o, comunque, «grande elettore» del Quirinale, da sempre dietro tutte le grandi manovre per le cariche politiche che contano. E, nei prossimi mesi, tra elezioni amministrative, politiche e scelta del presidente della Repubblica, situazione complicatissima con una maggioranza così variopinta, avere una sponda dentro la tv pubblica è assolutamente necessario.

Insomma, in Rai, dove ne hanno viste di tutti i colori, e ora vedono tornare tinte di centrosinistra al settimo piano, ci si chiede sconsolati: ma non doveva arrivare un vertice super partes? «Neppure Draghi, dall'alto della sua autorevolezza, ha voluto o potuto impantanarsi nella Tv di Stato - commentano dirigenti che vogliono mantenere l'anonimato -. E ha lasciato la Rai ai suoi soliti giochi». Poi, ovviamente, si vedrà se Fuortes riuscirà a mantenere un profilo di indipendenza. Magari stupirà anche i più scettici. Non sarà semplice: governare il carrozzone pubblico è impresa titanica. «Lui è sovrintendente dell'Opera di Roma e ha diretto l'Auditorium Parco della musica - si sottolinea - ma non ha alcuna esperienza in campo televisivo».

Fuortes si troverà una situazione difficile: conti in rosso (60 milioni di perdite), piano industriale rimasto a metà (con la duplicazione di direzioni), trasformazione dell'azienda in una vera media company, creazione di una newsroom unica dell'informazione.

In ogni caso, il primo passo è che il manager arrivi a viale Mazzini insieme alla presidente designata Marinella Soldi (un lungo passato nell'azienda Discovery e una vicinanza a Matteo Renzi). Oggi (a scanso di rinvii) dovrebbe esserci la nomina ufficiale dal Consiglio dei ministri e il passaggio all'assemblea degli azionisti Rai. Mercoledì le Camere dovrebbero votare i quattro consiglieri del Cda ancora in stand by per via delle lotte intestine ai 5 Stelle. Visti i mal di pancia di Forza Italia e Lega per la scelta ricaduta sul tandem, possibile l'ingresso di Simona Agnes (figlia di Biagio, un pezzo di storia della Rai) per riequilibrare lo spostamento a sinistra e anche per rispettare la parità di genere. Poi, però, lo scoglio sarà il passaggio della nomina della presidente in Commissione Vigilanza, dove è richiesta la maggioranza dei due terzi. Lì Lega e Forza Italia daranno battaglia, in cambio dei voti vorranno garanzie sulla scelta dei direttori di rete e testate.

E, quella, è un'altra lotta: per mettere d'accordo tutti già si ipotizza Antonio Di Bella al Tg1.

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