Raid Idf sul Libano. "Colpito Hezbollah. Beirut come Gaza". Il piano Usa all'Onu

Annuncio Witkoff: "Un nuovo Paese negli accordi di Abramo". L'ipotesi Kazakistan

Raid Idf sul Libano. "Colpito Hezbollah. Beirut come Gaza". Il piano Usa all'Onu
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E se Gaza diventasse come il Libano? Mentre gli Stati Uniti annunciano tramite Steve Witkoff l'ingresso di un nuovo Paese (probabilmente il Kazakistan) nei Patti di Abramo per la normalizzazione dei rapporti con Israele, mentre il Consiglio di Sicurezza Onu rimuove le sanzioni contro il presidente siriano Ahmad al-Sharaa, e mentre Washington condivide la bozza di risoluzione per avviare la seconda fase del piano di pace per la Striscia, che prevede l'istituzione di una Forza internazionale di stabilizzazione per Gaza (Isf) e il disarmo degli estremisti, il Libano offre un assaggio di ciò che potrebbe succedere se Hamas non consegnasse le armi a Gaza, come non vuole farlo Hezbollah. Il no del Partito di Dio alla consegna delle armi e i suoi continui tentativi di ricostituire un arsenale hanno spinto le Forze Armate israeliane (Idf) a colpire con un'ondata di bombe il Sud del Libano, dove Hezbollah è ancora attivo nonostante il cessate il fuoco del novembre 2024. Droni a bassa quota hanno anche sorvolato Beirut.

I raid sono scattati dopo che Hezbollah ha inviato una lettera ai vertici dello Stato libanese (presidente, primo ministro e leader del Parlamento) in cui rivendica il possesso delle "armi della resistenza" e spiega che non sono oggetto di trattativa, ma indispensabili a proteggere il Libano dalle continue violazioni di Israele. I bombardamenti hanno colpito almeno cinque città, preceduti da ordini di evacuazione. Ci sono almeno due vittime, "la serie di raid" si è conclusa in serata. Le Idf reclamano il diritto di difendersi contro Hezbollah, un'opzione garantita dagli Stati Uniti per iscritto a Israele, con una lettera a margine dell'accordo di cessate il fuoco. Non a caso l'esercito israeliano è entrato in azione diverse volte nel Sud del Libano negli ultimi mesi, colpendo come ieri infrastrutture terroristiche del gruppo sciita, che sta ricominciando a produrre armi. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato un Gabinetto di Sicurezza. "A Gaza come in Libano, ci difenderemo", ha spiegato Netanyahu, che secondo Channel 12 ha agito contro il "Partito di Dio" in coordinamento con gli Usa. Il messaggio è al governo di Beirut: serve un accordo e il disarmo di Hezbollah. Un avviso esplicitato una settimana fa dall'inviato statunitense Tom Barak: "Il Libano non ha tempo, deve disarmarsi rapidamente".

Da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco un anno fa, le Idf hanno eliminato 330 combattenti di Hezbollah, tre nell'ultima settimana, hanno condotto oltre 1.000 raid in risposta alle violazioni del gruppo e colpito centinaia di siti degli estremisti sostenuti dall'Iran. Ma Hezbollah rivendica "il diritto" a difendersi e respinge "qualsiasi negoziato politico tra il Libano e lo Stato ebraico". È un assaggio di quello che potrebbe accadere a Gaza, dove ci sono ancora i corpi di 6 ostaggi e gli Usa premono su Israele perché garantisca l'amnistia a 100-200 terroristi asserragliati nei tunnel di Rafah. Hamas guarda al modello Hezbollah, che grazie alle armi mantiene influenza e potere nelle istituzioni libanesi, anche se Witkoff e Kushner sostengono che i miliziani di Gaza siano pronti ad abbandonare gli arsenali. Israele potrebbe trovarsi per mesi, durante le trattative per il disarmo, a colpire la Striscia laddove individui minacce e tentativi di riarmo, con continue interruzioni del cessate il fuoco. Ieri ha dichiarato il confine con l'Egitto zona militare chiusa per contrastare il contrabbando di armi e droga.

Della "urgenza di prestare soccorso" ai

civili a Gaza e "porre fine al conflitto", "perseguendo la soluzione a due Stati" hanno parlato Leone XIV e il presidente Anp, Abu Mazen, ricevuto in Vaticano e che vedrà oggi il presidente Mattarella e la premier Meloni.

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