Raid israeliano nella Striscia: 90 vittime. Libano, l'inviato americano vede Netanyahu

Bombardato il Nord della Striscia. Sventato un attentato a Ben Gvir. Lontana l'intesa con Beirut: l'Idf vuole mano libera

Raid israeliano nella Striscia: 90 vittime. Libano, l'inviato americano vede Netanyahu
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Continua la scia di sangue a Gaza. Almeno 66 persone, la maggior parte donne e bambini, sono rimaste uccise e più di 100 ferite in un raid aereo israeliano avvenuto all'alba di ieri nel Nord della Striscia. L'attacco ha distrutto un intero isolato, vicino all'ospedale Kamal Adwan a Beit Lahia. Wafa lo ha descritto come un «orribile massacro». Molte persone sono ancora disperse. E altre 22 sono morte a causa di un bombardamento in una casa nel quartiere settentrionale di Sheikh Radwan di Gaza City.

Ma il bollettino di guerra è lungo, con il ministro israeliano Itamar Ben-Gvir che era nel mirino di una cellula terroristica. Tre palestinesi di Hebron sono stati arrestati, progettavano di assassinare Ben-Gvir e il figlio. Secondo l'accusa, il principale sospettato, Ismail Ibrahim Awadi, aveva stabilito contatti con Hezbollah e Hamas per assicurarsi armi e assistenza. Il gruppo ha sorvegliato Ben Gvir e i suoi figli che vivono nell'insediamento di Kiryat Arba. Anche sul fronte Cisgiordania la battaglia imperversa. Israele ha effettuato un raid durato due giorni nella città di Jenin, e durante il quale ha ucciso un totale di nove combattenti.

In questo scenario fosco e poco rassicurante l'inviato americano Amos Hochstein, tenta ancora di mediare un cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah. Ieri era previsto un incontro con Benjamin Netanyahu. Hochstein ha già avuto colloqui con il ministro degli Affari strategici Ron Dermer, quello della Difesa, Israel Katz, e il capo di Stato Maggiore, Herzi Halevi. L'arrivo di Hochstein in Israele sembrava indicare ottimismo, dopo due giorni di colloqui in Libano che, secondo il mediatore statunitense, avevano fatto registrare progressi significativi. L'inviato ha spinto Israele e Hezbollah verso un accordo che prevederebbe una zona cuscinetto nel Libano meridionale destinata a essere libera dalle armi del Partito di Dio. Tra i punti critici rimanenti c'è l'insistenza di Tel Aviv sul fatto che qualsiasi intesa consenta però all'Idf di continuare a colpire Hezbollah se necessario. Prima dell'arrivo di Hochstein in Israele, il ministro degli Esteri Gideon Sa'ar ha spiegato: «In qualsiasi accordo raggiungeremo, dovremo mantenere la libertà di agire in caso di violazioni».

Lo scambio di colpi però prosegue al confine con il Libano. Razzi sono stati sparati contro il Nord di Israele, dove un trentenne è morto a Nahariya. Per la prima volta in più di un anno di guerra con lo Stato ebraico, Hezbollah ha rivendicato il lancio di missili contro una base militare israeliana nel Sud del Paese, quella di Hatsor. Diversi attacchi aerei dalle forze israeliane pure sulla città costiera di Tiro. Nuovi bombardamenti anche sulla periferia di Beirut, in particolare contro il quartiere di Haret Hreik, sobborgo di Dahiyeh, un obiettivo frequente perché Israele sostiene sia una roccaforte di Hezbollah.

È intervenuto poi lapidario il presidente del Parlamento libanese Nabih Berri, impegnato da giorni nei colloqui per mettere fine alla guerra tra Israele e Hezbollah: «O Netanyahu accetterà l'accordo, o lo rifiuterà, e allora ci saranno scenari peggiori», ha tuonato.

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