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Raid sul Libano e civili in fuga. Hezbollah, caccia al numero 3

Distrutti 800 obiettivi, 492 morti. Ipotesi di un'azione di terra. Bibi alla popolazione: "Scappate". Blitz mirato a Beirut: illeso Ali Karaki

Raid sul Libano e civili in fuga. Hezbollah, caccia al numero 3
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Esplosioni, grandi colonne di fumo, file di auto in fuga. Sono le immagini che circolavano ieri, giornata del terrore, dopo uno dei più intensi bombardamenti aerei dalla guerra del 2006 contro Hezbollah compiuto da Israele. Ora aumentano i timori di un nuovo conflitto totale sul confine instabile tra il Paese dei Cedri e lo Stato ebraico, con quest'ultimo che dichiara «una situazione speciale» in Israele, formula usata in tempo di emergenza per concedere alle autorità il potere di imporre restrizioni alla popolazione civile al fine di garantire la sicurezza. Gli Stati Uniti annunciano l'invio di un nuovo «piccolo numero di soldati» in Medio Oriente «per aumentare le forze già presenti nella regione».

È stato il giorno più mortale da quando il Partito di Dio ha iniziato a sparare contro Tel Aviv l'anno scorso. L'aeronautica militare con la Stella di David ha colpito più di 800 obiettivi di Hezbollah. Secondo il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant «negli ultimi giorni, abbiamo distrutto ciò che Hezbollah ha costruito in 20 anni». L'Idf ha pure pubblicato un'immagine del capo di stato maggiore, Herzi Halevi, che approva l'ondata di raid dalla sala di comando sotterranea dell'esercito. I media libanesi hanno mostrato code di auto in fuga dal Sud del Libano. L'offensiva per ora ha causato almeno 492 morti e 1.645 feriti, tra cui 58 donne, 35 bambini. L'obiettivo di un raid mirato, condotto su Beirut, era il capo del comando sud di Hezbollah Ali Karaki, in un primo momento dato per morto, ma che il Partito di Dio a sera dava per «illeso» e «trasferito in un luogo sicuro». Tsahal ha avvisato che l'aeronautica stava prendendo di mira le case in cui «razzi, droni e missili» erano stati piazzati e ha ripetutamente esortato i civili nella valle della Bekaa in Libano a fuggire dalle abitazioni. Ma il ministro dell'Informazione libanese Ziad Makary ha detto ai suoi connazionali di ignorare gli avvertimenti. «Rientra nel quadro della guerra psicologica attuata dal nemico», ha fatto notare. Non è stato ascoltato: ieri in tarda sera c'erano ancora auto in coda su un'autostrada fiancheggiata da bandiere di Hezbollah e libanesi mentre il fumo nero si alzava sullo sfondo. Nella città costiera di Sidone, tutte le otto corsie del viale Rafic Hariri erano piene di macchine puntate a Nord mentre erano bloccate nel caos. Agli ospedali del Sud e dell'Est è stato ordinato di sospendere tutti gli interventi chirurgici non urgenti.

Hezbollah ha risposto con una raffica dopo l'altra di razzi contro Israele, facendo scattare le sirene nel Nord dello Stato ebraico, fino a Sud e in alcuni insediamenti della Cisgiordania vicino a Tel Aviv. Si temono nuovi raid di rappresaglia israeliani e in Libano le autorità hanno iniziato ad aprire le scuole per dare rifugio a migliaia di nuovi sfollati. Benjamin Netanyahu ha incitato, proprio in questo momento, durante la settimana dell'Assemblea generale dell'Onu: «Non si deve togliere il piede dal gas». E ha poi tuonato: «Non aspettiamo una minaccia, la anticipiamo». E ha anche aggiunto: «Ho promesso che avremmo cambiato l'equilibrio della sicurezza, l'equilibrio di potere nel Nord». E infine ha precisato ai libanesi: «La guerra di Israele non è contro di voi ma contro Hezbollah».

L'esercito israeliano ha fatto sapere che potrebbe essere necessaria un'incursione di terra. Lo scrive il Guardian, dove il portavoce militare Daniel Hagari ha rivelato che Tel Aviv «farà tutto il necessario per riportare i residenti evacuati dal Nord di Israele alle loro case». Ma un funzionario militare israeliano ha smentito il quotidiano britannico. Hagari ha spiegato anche che l'Idf ha iniziato a colpire in modo massiccio Hezbollah dopo aver identificato l'intenzione dei miliziani di sparare su Israele. «In ogni casa che abbiamo colpito, ci sono razzi, droni, missili, che erano destinati a uccidere civili israeliani», ha puntualizzato, mostrando pure un filmato inedito di miliziani che si preparavano a lanciare un missile da crociera dall'interno di un'abitazione civile in un villaggio del Sud.

La posizione del premier libanese Najib Mikati, com'è ovvio, è all'opposto: «L'aggressione israeliana contro il Libano è una guerra di sterminio». Le scuole resteranno chiuse per due giorni nel Sud e nell'Est del Paese dei Cedri, così come nei sobborghi meridionali di Beirut.

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