«Ramadan di sangue» La promessa mantenuta del califfo

L'Isis firma il massacro: «Infedeli uccisi nel bordello» Grande fuga dei turisti

L'avvertimento di Abu Bakr al-Baghdadi, il «califfo» dell'Isis, era stato inequivocabile: sarà un ramadan di sangue. E chi non l'aveva preso sul serio è stato tragicamente smentito venerdì in Tunisia, in Kuwait e in Francia. Ora, dopo il massacro di 39 tranquilli turisti europei falciati a colpi di kalashnikov tra la spiaggia e la piscina, arriva con l'inconfondibile linguaggio dei fanatici dell'islam la rivendicazione dell'Isis del massacro di Sousse: «Abbiamo ucciso gli infedeli nel bordello». Un misto di brutalità verbale e di moralismo delirante e a senso unico: fingendo di dimenticare le donne da loro stessi comprate come merce in Siria e in Irak per farne oggetto della loro sessualità malata, mostrano la foto di un sorridente giovane assassino con due mitra in mano, identificato col nome di battaglia di Abu Yahia al-Qairwani, e accusano di dissolutezza normali famiglie allungate sulle sdraio in costume da bagno.

Il vero bagno, purtroppo, è stato però quello di sangue provocato dai due terroristi giunti dal mare. Secondo informazioni ancora incomplete ma aggiornate, all'hotel Riu Imperial Marhaba hanno perso la vita 15 britannici, 5 tedeschi, 5 tunisini e 3 francesi, e tra le altre nazionalità delle vittime figura mezza Europa: Belgio, Repubblica Ceca, Irlanda, Ucraina, Polonia. Una strage orrenda che sta già producendo il risultato desiderato: la fuga in massa dei turisti dalla Tunisia che stava cercando con qualche successo di riproporsi come meta delle vacanze per le famiglie europee. Ancor prima dell'alba di ieri, tra la mezzanotte e le cinque del mattino, una quindicina di charter inviati da tour operator britannici e belgi hanno ricondotto a casa quasi tremila turisti traumatizzati e desiderosi unicamente di lasciarsi alle spalle una vacanza trasformatasi in incubo.

Ieri nell'hotel dell'orrore, tornato nel frattempo a un'apparente tranquillità, erano rimasti un centinaio di ospiti sui circa 600 che figuravano il giorno prima. Ma sembra improbabile che qualcuno scelga di trattenersi nonostante la tardiva presenza di numerosi uomini armati inviati dalle autorità di Tunisi. Il governo ha reagito alla strage con un giro di vite sulla sicurezza: sono stati richiamati i riservisti dell'esercito (che rimane nel mirino del terrorismo islamico: ieri un blindato è sfuggito per poco a un attentato con una bomba) ed è stata ordinata la chiusura di 80 moschee nelle quali venivano tenuti sermoni in sostegno alla «guerra santa».

Per quanto riguarda l'attentato compiuto nello stesso venerdì presso un impianto chimico in Francia, nuove informazioni emergono a proposito di Yassin Salhi, il trentacinquenne di origini marocchine che è stato arrestato prima che riuscisse a far esplodere i depositi di gas dell'azienda di Saint-Quentin-Fallavier dove era penetrato.

Una rete tv francese afferma che il terrorista avrebbe inviato a un numero di telefono in Siria un «selfie» che lo mostra con la testa mozzata della sua vittima, il suo datore di lavoro Hervé Cornara. Salhi continua a rifiutarsi di rispondere alle domande degli inquirenti francesi.

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