Il rapper con l'hobby dell'insulto profeta del «grillismo» da jet-set

Fedez ama fare il moralizzatore in rima ma non rispetta chi lo ha reso famoso: sputa sul piatto su cui girano i suoi dischi

Il rapper con l'hobby dell'insulto profeta del «grillismo» da jet-set

«Lei non sa chi sono io». Alla fine si torna sempre a quella roba lì. Che si può riassumere con un solo concetto: l'arroganza del potere. Che sia politico o mediatico poco importa. Ricapitoliamo: Fedez, venticinquenne rapper e opinionista tuttologo, passa una serata un po' sopra le righe al Just Cavalli , una delle discoteche più note di Milano. Una fan gli chiede un selfie e lui, invece che scattare la foto, fa scattare un gran casino. Vetri rotti, una ragazza lievemente ferita alla testa, insulti alla polizia e tutto il corollario di sventure che seguono una serata spericolata. Si potrebbe derubricare tutto sotto la voce «ragazzata». Se Fedez non fosse Fedez. Ma il rapper , nel corso degli anni, si è costruito con sapienza l'immagine dell'esternatore pubblico. Del moralizzatore in rima. Dell'opinionista che può pontificare su tutto e tutti, non si sa bene in base a quale competenza. Tanto che ormai è più conosciuto per i suoi litigi che per le sue canzoni. Fedez quello che ha preso le difese dei black bloc che hanno messo a ferro e fuoco Milano. Fedez quello che si permette di insultare chiunque e poi, quando una delle sue vittime gli risponde a tono, corre dalla mamma a sporgere querele da 100mila euro a botta. È il rapper delle carte bollate. Il profeta del grillismo da jet set. La rappresentazione plastica di quello che diventa un «nemico della casta» appena gli viene offerta la possibilità di infilare la testa dentro i salotti buoni della notorietà.

Un ragazzo di successo, e probabilmente anche di talento, che pensa che essere un «vip» sia un'auto blu per potersi imbucare in tutte le corsie preferenziali e i sensi vietati. Senza rendersi conto che questa volta sul dancefloor ha ballato un consunto valzer dell'arroganza. Proprio come quella casta che tanto sfotte. Come un politicuccio qualunque che davanti alla paletta del vigile, invece che patente e libretto, sfodera il solito «lei non sa chi sono io». E anche la difesa del rapper è un cliché . L'ennesima stecca. Grida al complotto, denuncia le macchinazioni di non si sa chi per cucirgli addosso un personaggio negativo. Solito copione, come un vippastro qualunque colto con le mani nella marmellata.

Ma, se possibile, nel caso di Fedez, c'è anche qualcosa di peggio. Perché Fedez si sarebbe irritato per le richieste di una sua fan. Per un selfie . Una foto, un autoscatto. Un ricordo insieme al proprio idolo. La massima forma di adorazione verso un cantante. E l'immagine che viene fuori da quel selfie negato è una brutta foto. Il ritratto di un artista giovane ma già trombone, che sputa nel piatto sul quale girano i suoi dischi. Perché è evidente che Fedez a quella ragazza deve molto, se non tutto.

È a forza di selfie , tweet e condivisioni sui social network che un cantante si apre il varco nella moltitudine di quelli che provano a sfondare. È grazie a tanti ragazzi e ragazze come lei che la vita di Fedez ha imboccato il bivio della fama e del denaro. E il talento non è un'attenuante. Semmai aggrava la situazione.

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