Re, preghiera per il Papa. "Che scuota le coscienze"

L'omelia del cardinale (che non cita Francesco), l'abbraccio e il doppio augurio a Parolin. "Tornante storico difficile, serve unità"

Re, preghiera per il Papa. "Che scuota le coscienze"
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«Lo Spirito Santo negli ultimi cento anni ci ha donato una serie di Pontefici veramente santi e grandi. Preghiamo perché ci regali un nuovo Papa secondo il cuore di Dio per il bene della Chiesa e dell'umanità». E che, soprattutto, «sappia risvegliare le coscienze di tutti e le energie morali e spirituali nella società odierna, caratterizzata da grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio». Più che una preghiera un appello ai 133 colleghi, quella che il cardinale decano Giovanni Battista Re ha rivolto nella messa Pro Eligendo Papa, alla presenza di circa 5mila fedeli, ai 220 cardinali concelebranti, tra i quali i 133 che poche ore dopo si sarebbero chiusi in conclave per eleggere la persona di cui «la Chiesa e l'umanità hanno bisogno in questo tornante della storia tanto difficile e complesso».

Re è il decano dei cardinali, ma, avendo 91 anni, non è tra gli elettori del futuro pontefice. E anche se ha le sue preferenze, e tra esse certamente il cardinale Pietro Parolin al quale ieri al momento dello scambio della pace ha rivolto «auguri e... doppi» tra sorrisi e abbracci, ha certo il giusto distacco per ricordare ai cardinali elettori quali sono le sfide in ballo. «Il mondo di oggi attende molto dalla Chiesa per la salvaguardia di quei valori fondamentali, umani e spirituali, senza i quali la convivenza umana non sarà migliore né portatrice di bene per le generazioni future. La Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, intervenga con la sua materna intercessione, perché lo Spirito Santo illumini le menti dei Cardinali elettori e li renda concordi nell'elezione del Papa di cui ha bisogno il nostro tempo».

Nelle meditazioni del Trittico Romano, Papa Wojtyla auspicava che, nei momenti del voto, l'immagine michelangiolesca di Gesù Giudice ricordasse a ciascuno dei cardinali elettori la grandezza della responsabilità di porre le «somme chiavi» nelle «mani giuste». E a questa illuminazione si richiama in qualche modo Re quando ricorda che «i cardinali elettori esprimeranno il loro voto nella Cappella Sistina, dove tutto concorre ad alimentare la consapevolezza della presenza di Dio, al cui cospetto ciascuno dovrà presentarsi un giorno per essere giudicato». Anche perché «l'elezione del nuovo Papa non è un semplice avvicendarsi di persone, ma è sempre l'Apostolo Pietro che ritorna. È forte il richiamo a mantenere l'unità della Chiesa nel solco tracciato da Cristo agli Apostoli. L'unità della Chiesa è voluta da Cristo; un'unità che non significa uniformità, ma salda e profonda comunione nelle diversità, purché si rimanga nella piena fedeltà al Vangelo. Ogni papa continua a incarnare Pietro e la sua missione e così rappresenta Cristo in terra; egli è la roccia su cui è edificata la Chiesa».

Re ammonisce i cardinali sul peso della scelta, «un atto umano per il quale si deve lasciar cadere ogni considerazione personale, e avere nella mente e nel cuore solo il Dio di Gesù Cristo e il bene della Chiesa e dell'umanità». E ricorda che «tra i compiti di ogni successore di Pietro vi è quello di far crescere la comunione: comunione di tutti i cristiani con Cristo; comunione dei vescovi col Papa; comunione dei vescovi fra di loro. Non una comunione autoreferenziale, ma tutta tesa alla comunione fra le persone, i popoli e le culture, avendo a cuore che la Chiesa sia sempre casa e scuola di comunione». E poi l'appello all'arma più potente che c'è: «L'amore è la sola forza capace di cambiare il mondo.

Gesù ci ha dato l'esempio di questo amore all'inizio dell'ultima cena con un gesto sorprendente: si è abbassato al servizio degli altri, lavando i piedi agli apostoli, senza discriminazioni, non escludendo Giuda che lo avrebbe tradito». Saranno i giorni dell'amore nella Cappella Sistina? O quelli dei veleni?

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