Economia

Il rebus Classe energetica. Ecco come si può migliorare

Focus cappotto termico, caldaia e infissi ma lo sviluppo tecnico rende il risultato incerto. La certificazione Ape

Il rebus Classe energetica. Ecco come si può migliorare

La Ue si prepara a stangare gli immobili degli italiani. A stretto giro potrebbe non essere più possibile vendere o affittare case e appartamenti di classe energetica bassa. La questione sarà esaminata il 14 dicembre dalla Commissione Europea. Al di là di qualche limatura e ammorbidimento nel percorso di approvazione della riforma, il timore è che Bruxelles abbia indicato una direzione precisa: requisiti di efficienza energetica minima per poter mettere a reddito le proprietà.

GLI INTERROGATIVI

I dubbi sono molteplici, considerando che i diritti alla proprietà privata e al risparmio sono garantiti dalla Costituzione (rispettivamente art. 42 e 47): gli italiani investono in case e il patrimonio immobiliare presente sul territorio è datato e quindi, in teoria, non ottimale a livello di efficienza energetica. Ma sussiste un altro tema grosso come una casa, quello relativo alla metodologia utilizzata per la classificazione energetica. «La classe energetica attualmente è misurata mettendo, per così dire, l'unità immobiliare in gara con se stessa: come sarebbe costruita oggi con i criteri attuali. Ma la tecnica cambia nel tempo e, di conseguenza, una simile metodologia non assicura uniformità di classificazione, né tantomeno registra l'effettiva dispersione energetica dell'edificio sotto esame», sostiene Lorenzo Balsamelli, componente del coordinamento tecnico di Confedilizia.

COS'È LA CLASSE ENERGETICA

La classe energetica fornisce un sistema di classificazione che valuta il fabbisogno di energia degli immobili attraverso l'esame, tra l'altro, delle caratteristiche dell'impianto di riscaldamento, dei materiali utilizzati per la costruzione della struttura, della produzione di acqua calda ad uso sanitario, della tipologia di infissi e dell'utilizzo delle fonti rinnovabili. Le classi energetiche sono dieci e, nell'ordine, dalla meno efficiente alla più efficiente: G, F, E D, C, B, A1, A2, A3 e A4. Le caratteristiche richieste oggi per gli edifici di nuova costruzione (con cui si raffrontano gli edifici sussistenti per la certificazione) sono corrispondenti alla classe A1.

SI CONTROLLA CON L'APE

La classe energetica dell'immobile si verifica nell'Ape, attestato di prestazione energetica (che, in seguito alla legge n. 90 del 2013, ha sostituito l'attestato di certificazione energetica). L'Ape va obbligatoriamente redatto in caso di compravendita o affitto degli immobili (il costo ricade, salvo diversi accorsi, sul venditore e sul proprietario). In tutti i casi va richiesto ai certificatori abilitati Ape che avranno bisogno, oltre ai documenti di identità, della planimetria catastale dell'immobile, della visura, del libretto impianti (centrale o autonomo). È suggeribile non cercare a tutti i costi un risparmio minimo sul rilascio dell'Ape: il documento contiene infatti tutte le caratteristiche di un edificio dal punto di vista energetico e, soprattutto, il dettaglio degli interventi raccomandati. L'Ape ha una validità decennale salvo il rinnovo nel caso in cui siano stati effettuati lavori che vadano a incidere sulle prestazioni energetiche dell'immobile.

COME SALIRE DI CLASSE

Gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione per migliorare la classe energetica - in molti casi agevolati dal Superbonus 110% - incidono sull'isolamento termico, sull'impianto di riscaldamento o sulla produzione di energia. Per salire di classe possono essere presi in considerazione lavori di coibentazione sui muri perimetrali con utilizzo di materiali isolanti (polistirene, sughero, lana roccia), isolamento del tetto, isolamento a cappotto termico, adeguamento degli impianti di riscaldamento e ricorso ai pannelli fotovoltaici e interventi sui serramenti. Gli elettrodomestici non incidono sulla classe energetica della singola casa.

ESENZIONI

La riforma al vaglio dell'Unione europea prevede le esenzioni per gli edifici protetti per ragioni storiche e artistiche, luoghi di culto.

Potrebbero, inoltre, essere esentati gli edifici inferiori ai 50 metri quadrati.

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