Roma - Prendere le impronte digitali dei bambini dai sei anni in su per proteggerli dai trafficanti e sottrarli a un destino spesso brutale. L'emendamento è stato approvato dalla commissione Libertà civili del Parlamento europeo nell'ambito dei negoziati per la riforma del Sistema europeo comune di asilo in cui si punta, in particolare, al rafforzamento del regolamento «Eurodac», la banca dati europea delle impronte digitali di coloro che richiedono asilo o sono entrati in modo irregolare nel territorio dell'Ue.
L'attuale legge comunitaria prevede che queste vengano prese a partire dai 14 anni ma con questa novità, secondo gli europarlamentari, sarebbe più semplice non solo monitorarli, ma anche favorire la riunificazione familiare. Una «schedatura», che in passato era stata proposta anche nel nostro Paese, in particolare per i piccoli nei campi nomadi, ma ha suscitato sempre polemiche e strumentali accuse di xenofobia. «Abbassare l'età per prendere i dati biometrici da 14 a 6 anni porterà a più protezione per i minori non accompagnati - ha chiarito la relatrice, l'eurodeputata rumena Monica Macovei - evitando che siano vittime di traffici e sfruttamento».
Si parla di cifre che fanno rabbrividire se si pensa che nel 2016 sono stati 28.223 i minorenni sbarcati sulle coste italiane e di questi il 92 per cento ovvero, 25.846 ragazzi, non erano accompagnati.
Tra le proposte la commissione ha chiesto anche che gli under 18 che fuggono dai centri di accoglienza vengano segnalati nel database Schengen information system (Sis) come persone scomparse. L'Europarlamento ha bocciato però l'idea della detenzione per i minori, chiedendo invece che vengano inserire immagini facciali, nomi e numeri di carta di identità nel database Eurodac, da rendere accessibile quanto prima all'Europol, al fine di prevenire minacce terroristiche e altri crimini gravi. Queste modifiche del regolamento dovranno però essere negoziate tra Europarlamento e governi, considerando in primis che è cresciuto negli anni il numero dei bambini stranieri dei quali non si sa più niente dopo essere arrivati in Italia solcando il Mediterraneo.
I dati arrivano dal rapporto «Sperduti. Storie di minorenni arrivati soli in Italia» di Unicef Italia/Cnr-Irpps presentato ieri alla Camera nell'ambito del convegno «Per ogni bambino sperduto» organizzato in collaborazione con la Commissione parlamentare per l'Infanzia e l'adolescenza.
Il rapporto evidenzia che erano 6.508 a fine novembre i ragazzini scomparsi nel nulla e che la cifra era cresciuta velocemente rispetto alle 1.754 unità del 2012. Il record, però, si è avuto nel 2015 con il 34 per cento dei minori apparentemente finiti nel nulla, in particolare egiziani, eritrei, somali e afghani.
Oggi, in tutto il mondo, un minorenne su 70 vive al di fuori del Paese di nascita. Circa un quarto di tutti i migranti del mondo è nato in Asia e vive in un Paese diverso all'interno del continente. Insieme, Africa e Asia, ospitano 3 bambini migranti su 5.
Sono concentrati però in soli 15 Paesi e in testa alla classifica gli Stati Uniti d'America, che ospitano 3,7 milioni di bambini, mentre l'Italia è al ventesimo posto.L'Unicef ieri ha promosso anche una petizione per chiedere la protezione dei diritti e l'accesso e può essere sottoscritta online su firma.unicef.it.
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