Reddito di cittadinanza bluff nella terra natale di Di Maio

Reddito di cittadinanza bluff nella terra natale di Di Maio

Macché tutor e navigator per identificare, formare e poi introdurre al lavoro, chi ha diritto e chi no, al reddito di cittadinanza. Ma quale squadra di professionisti italiani ed esteri all'opera per pianificare l'elenco dei requisiti economici e soggettivi per rientrare nella rosa degli assegnatari della paghetta di governo, bandiera inconfutabile dei Cinquestelle. Più si cerca di fare luce sul provvedimento e più viene fuori il bluff. Le anticipazioni sul merito e sul metodo, di cui settimana dopo settimana e in maniera sempre più circostanziata, ha dato anticipazioni il vicepremier Luigi Di Maio, nascondono infatti un paradosso evidente. Già. Infatti nella cittadina che ha dato i natali al capo pentastellato, Avellino, sono state organizzate le prime prove tecniche del provvedimento. In rete infatti figura l'elenco dei nomi, cognomi e codici fiscali di coloro che sono, almeno sulla carta, ammessi al beneficio. Ben 183 persone, di cui circa l'80% risiede in città e il restante nei paesini limitrofi del capoluogo campano. Peccato che manchino la legge e pure i requisiti necessari.
E a ben guardare, altro che digitalizzazione dei documenti per la scrematura delle domande e filtri incrociati: ci si arma invece di carta, penna e calcolatrice e si torna pari pari alle vecchie graduatorie. Vecchio metodo che procede assegnando dei punteggi a seconda delle caratteristiche del candidato ma decisamente rispondente a quell'usato sicuro cui i Cinquestelle non vogliono rinunciare. Un modo peraltro che ben si accompagna alla triste e grigia realtà in cui versano i centri per l'impiego, il cui percorso di riforma sembra essere diventato lettera morta.
Certo è che con queste metodiche decisamente superate eseguire il controllo sui requisiti sarà sempre più difficile. Tuttavia i grillini hanno già stimato verifiche a campione sul 20% dei percettori. Non di più. Però se proprio la vogliamo dire tutta già si può individuare l'identikit del futuro percettore del reddito di cittadinanza: cittadino italiano o titolare di permesso di soggiorno residente in Italia da 5 anni, di età superiore ai 29 anni, non lavoratore al momento della presentazione della domanda, iscritto al Centro per l'impiego e vincolato a restare iscritto per tutto il periodo di erogazione del beneficio. Deve essere inoltre esente dal percepire prestazioni di assicurazione sociale o altri ammortizzatori sociali di sostegno al reddito in caso di disoccupazione involontaria, disponibile a partecipare a progetti gestiti dal comune e utili alla collettività mettendo a disposizione 8 ore settimanali del proprio tempo. E poi si passa all'esame del nucleo familiare: deve avere un'attestazione Isee non superiore a 3 mila euro, non deve possedere autovettura di potenza superiore a 80 KW acquistata negli ultimi 12 mesi, non essere proprietario di immobili ad eccezione dell'immobile di residenza, con esclusione di immobili appartenenti alle categorie catastali di lusso, agricoli o commerciali. E a questo punto passando alla disamina delle caratteristiche per l'attribuzione del punteggio si valuta che verrà assegnato sulla base della condizione economica e di disoccupazione. Quanto invece alle già tanto discusse social card nei provvedimenti divulgati non ce n'è più traccia.

E dopo Avellino, tra gli attivisti Cinquestelle del centrosud girano voci che la misura vorrebbe essere adottata in anteprima anche in tutta l'Irpinia, poi in Molise e in qualche comune dell'Abruzzo. Insomma non ci si perde d'animo anche se, senza la legge, non potrà essere prevista alcuna forma di generosità.

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