Reddito di cittadinanza, spie e manette facili: adesso Di Maio fa paura

Salto in avanti del vicepremier su assegni e anticorruzione. Penalisti preoccupati

Dice di stare dalla parte dei cittadini e non dei mercati. Spiega con un «disegnino» la riforma delle pensioni targata M5s attaccando chi - e cita il Giornale - ha messo in rilievo i nodi della proposta di legge. Infine ridimensiona il ministro dell'Economia Giovanni Tria assicurando che il reddito di cittadinanza si farà a partire dal 2019. Chi lo percepirà dovrà svolgere lavori socialmente utili e chi lo incasserà senza averne diritto rischierà sei anni di carcere.

Il vicepremier Luigi Di Maio ha deciso di non mollare su nessuno dei fronti aperti di politica economica. Che sono i più rischiosi per il governo, tra vincoli europei e il pericolo che i mercati voltino le spalle ai titoli di Stato italiani.

Parlando alla festa del Fatto Quotidiano il leader del M5s ha spiegato che il suo governo si è trovato a un «bivio storico», al pari degli ultimi esecutivi: «Scegliere se ascoltare un'agenzia di rating o mettere al centro i cittadini. Noi sceglieremo sempre gli italiani».

Una sfida a Fitch che non ha declassato il rating del debito italiano, ma ha portato le previsioni sull'Italia da stabili a negative. «Non possiamo pensare - ha aggiunto - di stare qui a rassicurare un'agenzia rating e i mercati e poi pugnalare gli italiani alle spalle».

Confermato il reddito di cittadinanza. Dal 2019 «deve partire», ha assicurato Di Maio. «Nella legge di bilancio dobbiamo mettere le coperture per aiutare almeno 5 milioni di persone. Non daremo soldi per stare sul divano alle persone. Chi lo riceverà si prende l'impegno di fare lavori di pubblica utilità e di formarsi per lavori che serviranno allo Stato» e nel caso qualcuno lo percepisse senza averne titolo, aggiunge il vicepremier, «rischia fino a 6 anni di carcere».

Il costo della misura supera i 15 miliardi di euro. Una cifra tutta da coprire a meno che non si decida di fare la riforma in deficit. Difficilissimo coprire il sussidio senza ricorrere a nuove tasse.

In questi giorni il ministro dell'Economia si è mosso con prudenza e ieri, pur difendendo le riforme annunciate dal governo ha assicurato che vanno realizzate «nell'ambito dell'equilibrio dei conti pubblici». Tria è sicuro che «a fine mese, quando questo impegno diventerà un fatto con la Nota di aggiornamento del Def, lo spread si sgonfierà».

Di Maio, tra le priorità del governo, ha citato anche la flat tax e «il superamento della legge Fornero». Il tema delle pensioni resta uno dei più scomodi per il governo. Il progetto di legge presentato dal M5s alla Camera è diventata una proposta di bandiera. Di Maio respinge le critiche, per lo più tecniche, arrivate alla riforma che prevede un taglio degli assegni sopra i 4.000 euro per la parte retributiva che cambia a seconda dell'anno di pensionamento.

In un diagramma postato sul blog, Di Maio si limita a spiegare che il taglio delle pensioni colpirà chi percepisce un trattamento superiore ai contributi versati. «Ora - ha scritto nel commento il ministro del Lavoro - sono sicuro che lo capirà chiunque, compresi i giornalisti de La Repubblica e il Giornale che la smetteranno di scrivere fake news». A esprimere dubbi sono in realtà i maggiori esperti di previdenza.

Di Maio tira dritto anche sulla giustizia. Dalla Festa del Fatto conferma che la legge anti corruzione andrà avanti. «Conterrà norme aspettate per anni e non fatte perché la politica aveva paura di carabinieri e poliziotti. Dal Daspo per i corrotti agli agenti sotto copertura».

E il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede conferma. «Non risulta», invece la legge che accorcia i tempi per la prescrizione. Ma sul pacchetto di norme annunciate già aleggiano le perplessità di penalisti e parte dell'Anm.

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