Sarà che è nato già con un compromesso storico: i suoi genitori avevano scelto per lui il nome Fernando. Francisco Franco che invece il giorno del battesimo si impone e vince: si deve chiamare Felipe. E così il 30 gennaio del 1968 gli spagnoli salutarono quello che da grande sarebbe diventato il re con il compito più difficile della storia. Salvare la monarchia stessa. E oggi, Felipe VI, dopo quattro anni di regno, può dire che sì. È riuscito nell'impresa. Il più giovane e riservato re d'Europa, quello su cui in pochi avrebbero scommesso, ha stravinto.
Prima di lui l'immagine della Casa reale era sprofondata in un vortice di scandali finanziari e figuracce. Il caso spinosissimo della sorella, l'infanta Cristina e di suo marito - poi condannato per frode fiscale, le foto del padre Juan Carlos in Botswana con un elefante ucciso, amanti, vita sregolata quando la Spagna sprofondava in una crisi nera. Anni bui per la monarchia, scesa nei sondaggi a 3,7 punti su dieci. Ci voleva un miracolo. E l'abdicazione di Juan Carlos I nel 2014 arrivò come una scommessa da «o la va o la spacca». Felipe, primo re con un titolo universitario e un master negli Stati Uniti, ha messo a frutto la sua preparazione. E umile si è messo al lavoro. È questo che è piaciuto ai sudditi. Felipe non è come il padre. È l'opposto. A costo di sembrare noioso è un uomo (altissimo di quasi due metri) senza grilli per la testa. Nel novembre del 2017, la popolarità della monarchia risale a 7,2 punti. Il miglior risultato in 20 anni. A cinquant'anni (compiuti ieri) il sovrano di Spagna può dirsi soddisfatto. Tanto da voler regalare agli spagnoli un video fatto di tanti piccoli momenti famigliari. Vita di un padre orgoglioso che porta a scuola le figlie, che chiede se hanno la cartella in ordine, la moglie perfetta e amorevole, a tavola come una famiglia qualunque. Lui e Letizia che oggi vanno a gonfie vele, ma che non sempre è stato così. «Felipito» lo scherniva lei quando faceva ancora la giornalista e si diceva convinta anti monarchica. Lui, figlio prediletto e coccolatissimo dalla mamma, l'unico maschio, protetto e amatissimo dalle sorelle. Fervente tifoso dell'Atletico Madrid, fan sfegatato di Bruce Springsteen, grande sportivo e amante del kebab. Nel 1992 partecipa all'Olimpiade di Barcellona come membro dell'equipaggio di vela nella categoria Soling. Si classifica 6° sotto lo sguardo orgoglioso della madre Sofia. Da ragazzo fa girare le teste a molte, la spagnola Isabel Sartorius, suo primo amore, o la grande storia d'amore con la modella norvegese Eva Sannum, con la quale la Casa Reale lo ha costretto a rompere. Con Letizia la storia è stata diversa fin da subito. Le sorelle che non si sforzano di accettarla, i genitori che non la amano. Soprattutto Juan Carlos. Sono arrivati gli anni della crisi, lei criticata e sempre più magra, chiede più tempo da soli con le bambine, Leonor e Sofia, di 12 e 10 anni, le vacanze separate, i musi lunghi e la voglia di mollare. Ma come si fa?
Con l'incoronazione invece le cose migliorano eccome. C'è un ruolo definito anche per lei, e rifiorisce. Letizia non sbaglia un colpo. Si fa aiutare da un esperto in comunicazione; si ammorbidisce e si rilassa. È più sicura di sé e si vede. La corona che funziona è anche merito suo. Lei è lì, proprio dietro alle telecamere accese di quella sera in cui re Felipe ha la prova più dura dai quattro anni di regno: parlare a una nazione divisa dalle spinte nazionalistiche. La Catalogna che minaccia di andarsene. Il 3 ottobre, seduto a una scrivania, con alle spalle un quadro che raffigura re Carlo III noto per aver proibito l'uso del catalano in Spagna, parla alla nazione.
Il messaggio, contro coloro che vogliono «spezzare» l'unità del Paese, viene seguito da 12.421.000 spettatori. Un supporto all'unità senza sfumature che rianima il Paese, lo fa vibrare di orgoglio. La monarchia c'è e gli spagnoli sono con lui.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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