Politica

Regioni, per chi arriva un puzzle di scartoffie

Fioccano le ordinanze last minute delle Regioni. Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia celebra la ritrovata "libertà di circolazione senza condizioni" ma ammette che "è giusto che ogni presidente di regione rafforzi i propri sistemi di controllo e di prevenzione sanitaria"

Regioni, per chi arriva un puzzle di scartoffie

Fioccano le ordinanze last minute delle Regioni. Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia celebra la ritrovata «libertà di circolazione senza condizioni» ma ammette che «è giusto che ogni presidente di regione rafforzi i propri sistemi di controllo e di prevenzione sanitaria». Un eufemismo dietro al quale si nasconde una corsa ad alzare paletti che ha visto impegnati i governatori delle Regioni del centro-sud con ordinanze partorite anche nottetempo, a poche ore dalla riapertura, una volta fallito il tentativo di ottenere una regolamentazione unica dal governo.

Il problema è che Roma non può imporre controlli essendo indietro su tutti i fronti della Fase 3: la app Immuni che arriva quando il lockdown è ormai, nei fatti, terminato da setimane, l'assenza di sistemi di raccolta dati e tracciamento, la carenza di tamponi e sistemi di protezione.

Un quadro che fa temere ai governatori di ritrovarsi nei guai se dovessero esplodere nuovi contagi. I sistemi di controllo escogitati sono come al solito formali: non sono davvero utili a proteggere dalla malattia, ma proteggono i presidenti di Regione dall'accusa di non aver fatto nulla.

Il risultato è un mosaico di regole diverse. E così, chi vorrà viaggiare in Italia attraversando più regioni dovrà informarsi prima di partire come fa chi si reca in luoghi selvaggi e pericolosi controllando il sito della Farnesina. Il ministro degli Affari regionali aveva promesso che i sistemi di controllo sarebbero stati facoltativi e rispettosi della privacy, ma le Regioni si sono mosse in ordine sparso.

Chi va in Sardegna in nave o aereo, ad esempio, dovrà obbligatoriamente registrarsi prima della partenza sul sito della Regione o attraverso la app Sardegna Sicura, redigendo anche una sorta di «piano di volo» in cui si anticipano gli spostamenti interni. Stesso film per la Puglia dove, segnalano i consigliere regionali del M5s, già ieri il sito per registrarsi era in tilt: prima appariva la scritta «Servizio in aggiornamento, a breve sarà possibile compilare il modulo», poi compariva il link al modulo, che però non si apriva. Il governatore Michele Emiliano ha anche imposto di «annotare i propri contatti durante il soggiorno in Puglia». Basterà un diario di viaggio? Ancora una suggestione di dubbia efficacia.

Anche in Sardegna i viaggiatori faranno meglio a prepararsi alle scartoffie: è prevista la compilazione di una scheda sanitaria «di ricerca di possibili infezioni o contatti con il coronavirus» dando contemporaneamente «il consenso per l'indagine epidemiologica regionale». L'obbligo di registrazione è la scelta anche della Calabria, prima di partire sul sito rcovid19.it

Più rilassata la Sicilia, che sforna un'app (SiciliaSicura), un sito e un call center, la cui funzione sarà di informare i turisti e metterli in contatto con una rete di 80 medici: unica pecca, arriva tutto all'ultimo minuto, inclusi i camici bianchi la cui formazione inizierà domani.

Dismessi i toni bellicosi la Campania segue la linea del Lazio: nessun obbligo, ma misurazione della temperatura per tutti in stazioni e aeroporti. E ieri la Regione Lazio ha comunicato di aver intercettato una famiglia italiana contagiata in arrivo dagli Usa. Peccato che in realtà siano sbarcati a Fiumicino il 24 maggio indisturbati e si siano autodenunciati nei giorni successivi. Inevitabile ora la caccia a tutti i contatti avuti dalla famiglia di cinque persone. Una caccia da fare «a mano». Perché in Italia il tracciamento non esiste.

Oltretutto, per evitare la selva di regole c'è un modo facile facile, alla faccia dell'Italia green: basta andare in auto e controlli non ce ne sono.

Commenti