Coronavirus

Regioni e presidi scettici sulle scuole. "C'è il nodo trasporti e usiamo i salivari"

Incognite sul riavvio delle lezioni, problemi irrisolti. Il ministro: "È una scelta politica"

Regioni e presidi scettici sulle scuole. "C'è il nodo trasporti e usiamo i salivari"

La riapertura delle scuole nell'attuale situazione epidemica rappresenta un'incognita. Assoluta. Le questioni cruciali, ovvero i tamponi a tappeto per la popolazione studentesca, il distanziamento nelle aule, il rischio affollamento in entrata e in uscita e sui mezzi pubblici, non sono state risolte. E dunque è vero che il via libera al ritorno in classe è un atto di volontà politica non invece una scelta ponderata perché sono state raggiunte le condizioni per farlo in sicurezza.

Preoccupazione viene espressa prima di tutto dalle regioni. Il presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga oggi incontrerà il governo per discutere la questione dei «mezzi di trasporto e degli orari di ingresso». Pur essendoci «la massima disponibilità» da parte dei governatori, dice Fedriga, «bisogna avere la consapevolezza che limiti fisici come la disponibilità dei mezzi non si possono superare». Identica la preoccupazione del presidente del Veneto, Luca Zaia: «Prevedendo una didattica in presenza da lunedì con gli autobus al 50 per cento in Veneto servirebbero mille autobus in più. Ma, a parte il costo, non ci sono i mezzi sul mercato». Fedriga porterà sul tavolo anche la questione dei test salivari. «Un auto-prelevamento del campione da parte dello studente aiuta moltissimo e può permettere di svolgere i test in modo più massivo», osserva Fedriga. Nonostante i dubbi però Fedriga ribadisce che la volontà del premier, Mario Draghi, è quella far tornare in classe tutti gli studenti. «Draghi è convintissimo sul ritorno in aula: su questo sono certo che non tornerà indietro», assicura il governatore. Tra le ipotesi anche le lezioni all'aperto.

E pure il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi definisce la decisione di riprendere le lezioni in presenza «un'indicazione politica» che si è voluto dare al paese aggiungendo che «se ci sono problemi li affrontiamo, non siamo né ciechi né astratti: non siamo nutriti da speranza ma siamo gente che lavora».

Ma sono proprio coloro che lavorano nel mondo della scuola a sollevare dubbi e perplessità. Per Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi, sono i trasporti il problema irrisolto. Necessario inoltre affidare alle singole scuole la decisione sia sugli orari di entrata e uscita sia sulla percentuale degli studenti da lasciare in didattica a distanza: «Che cosa devono fare le scuole con quelle aule in cui 30 studenti non possono stare distanziati di un metro? Le facciamo usare lo stesso o no?», chiede Gianneli.

Dubbi e perplessità che sono sul tavolo da mesi e che non sono stati superati nell'incontro che si è tenuto ieri al ministero con i sindacati scuola. Per riaprire, dice Francesco Sinopoli, segretario generale Cgil scuola, «bisogna riprendere subito la campagna di vaccinazione, rinnovare i protocolli di sicurezza, effettuare tracciamenti, anche a campione, valutare i dati dei vaccinati, ancora non disponibili. In caso contrario non c'è alcuna garanzia per studenti e personale scolastico». Lo stop alla vaccinazione per categorie, compresi docenti e Ata, deciso dal governo per immunizzare prima anziani e fragili ha lasciato scoperto circa il 30 per cento del personale scolastico. I sindacati chiedono dati precisi sulla quantità di personale vaccinato; che vengano potenziati i trasporti; che le scuole possano auto organizzarsi circa gli orari di ingresso e d'uscita, la durata delle lezioni. In sostanza ritengono che non ci siano le condizioni per riaprire le scuole a pieno regime. Per il segretario Uil scuola, Pino Turi, «si vede soltanto la volontà politica: siamo per una scuola in presenza ma in sicurezza». Anche Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, definisce la riunione «inconcludente» e fa notare che «in mancanza di una richiesta di modifica da parte del Comitato Tecnico Scientifico, resteranno in vigore i protocolli dell'anno scorso, ovvero gli stessi che non sono stati applicati perché i tavoli previsti non sono mai stati convocati». E Di Meglio ribadisce l'elenco delle misure mai attuate.

«Non ci sono i tamponi salivari, il tracciamento dei contagi è un miraggio e ben poco è stato fatto per quanto riguarda aule e organico» conclude.

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