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Regioni, patto anti-zone. Napoli a rischio esercito

Alleanza per non andare in «rosso», salvare l'economia e tenere le scuole aperte

Regioni, patto anti-zone. Napoli a rischio esercito

Alleanza per non andare in «rosso», salvare l'economia e tenere le scuole aperte. Massimiliano Fedriga, Luca Zaia e Stefano Bonaccini, rispettivamente governatori di Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna cercano un accordo per evitare di essere inghiottiti dal meccanismo «automatico» dell'ultimo Dpcm e finire in zona arancione o addirittura rossa dopo l'allerta lanciato due giorni fa dal presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, che ha chiesto per queste tre regioni e per la Campania di «anticipare le misure restrittive» per una situazione di «rischio alto». Per il momento non sono previsti provvedimenti di carattere nazionale ma si attende domani il report dell'Iss. E le lezioni in presenza almeno per infanzia e primaria non dovrebbero essere in discussione.

Resta avvolta nella nebbia invece la Campania. I tecnici inviati dal ministero della Salute valutano i dati che sono riusciti a raccogliere mentre il governatore Vincenzo De Luca chiede al prefetto di Napoli «la rapida definizione di un piano generale di interventi «volto a impedire assembramenti». Ma intanto il governo sta valutando l'invio dell'Esercito e della Protezione civile a Napoli per sostenere le strutture sanitarie in affanno e allestire ospedali da campo e gestire Covid hotel. «Penso che sia necessario inviare l'esercito a Napoli e in tutti gli altri luoghi dove si vedono comportamenti non rispettosi delle norme», aggiunge il sottosegretario alla Salute, Sandra Zampa, Pd.

Nel mirino dei tre governatori gli assembramenti del fine settimana: si punta a ridurre al massimo tutte le occasioni dove inevitabilmente si creano affollamenti. L'obiettivo è quello di riuscire a trovare un accordo di massima su misure analoghe per poi emettere tre distinte ordinanze regionali sovrapponibili però nel contenuto. La discussione è ancora aperta perché la volontà di procedere uniti c'è ma sulle misure da varare l'accordo ancora non è stato raggiunto. Zaia ha annunciato per oggi l'arrivo dell'ordinanza. «All'interno ci saranno regole precise da rispettare per chi non se le è ancora messe in testa», ha detto il governatore. E anche Fedriga ha ribadito la preoccupazione per i «fenomeni, soprattutto nei fine settimana, dove in realtà prima delle 18 c'erano più persone in piedi, vicine e senza mascherina».

Le ipotesi sul tavolo sono molte e le misure vanno limate. Zaia ha cercato di superare la perplessità degli altri due presidenti rispetto alla necessità di bloccare gli spostamenti tra comuni o almeno tra province . Comunque ai tre governatori non piace il meccanismo praticamente automatico introdotto con gli ultimi provvedimenti. Sulla base degli indicatori analizzati dai tecnici (Brusaferro, Iss; Franco Locatelli, Consiglio Superiore della Sanità e Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di Prevenzione del ministero della Salute)ovvero posti letto occupati in ospedale e terapia intensiva, indice di contagio Rt, percentuale di positivi sui tamponi eseguiti si viene assegnati a zona gialla, arancione o rossa con progressive e sempre più stringenti limitazioni. Ma per Fedriga scelte cruciali come quella di un blocco totale non possono essere dettate da «un semplice calcolo matematico ma ci deve essere dietro anche una scelta politica». Anche Bonaccini conferma la linea comune con gli altri governatori. «Insieme ai presidenti Zaia e Fedriga sto predisponendo una specifica ordinanza regionale: la diffusione dei contagi va fermata, se non vogliamo rassegnarci a un carico che diventerà insostenibile per il sistema sanitario, al blocco totale dell'attività scolastica e all'attività lavorativa limitata ai soli servizi essenziali» dice il presidente. Nell'ultimo Dpcm viene assegnato ai sindaci il potere di chiudere zone o aree considerate a rischio.

Sulla stessa linea la stretta emanata due giorni fa dal Viminale.

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