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La riapertura. Regioni in pressing. E il governo cede: responsabilità vostra

Via libera da lunedì. Ma l'esecutivo potrà bloccare tutto nuovamente. Linee guida, i governatori hanno fretta

La riapertura. Regioni in pressing. E il governo cede: responsabilità vostra

Via libera alle Regioni. È arrivato il «sì» del governo a possibili aperture anticipate, dal 18 maggio, in base a esigenze e a regole territoriali. Due le condizioni: che i contagi restino sotto controllo e che siano rigorosamente applicati i protocolli sulla sicurezza annunciati ieri dal premier Giuseppe Conte.

È questo l'esito della «videoconferenza Stato-Regioni» che si è riunita ieri in serata per circa un'ora e un mezzo. Il primo ad annunciare il risultato è stato il governatore ligure Giovanni Toti: «Il premier - ha detto - ha accolto la richiesta di autonomia delle Regioni nella gestione della Fase 2. Dal 18 maggio si potranno quindi aprire le attività sotto la nostra responsabilità». Gli hanno fatto eco poi l'abruzzese Marco Marsilio e - da Trieste - il governatore Massimiliano Fedriga.

Non sarà tutto così facile, però. Nessun problema particolare per il commercio al dettaglio, ma per quel che riguarda il resto - parrucchieri, bar e ristoranti - resta un margine di incertezza legato proprio ai «compiti per casa» del governo. Servirà infatti, e servirà velocemente, un riscontro dei dati sanitari che incrociano i contagi e le potenzialità ospedaliere. E serviranno, appunto, anche le linee guida di Inail e Comitato tecnico-scientifico. Inoltre resta sul tappeto la proposta lombarda di orari differenziati per gli uffici, particolarmente importante per decongestionare i mezzi pubblici, soprattutto a Milano. Insomma, permane un margine di incertezza. E una certa incertezza, d'altra parte, aleggiava come sempre anche prima del vertice delle 18. Poi, con una certa puntualità è partito: circa 40 minuti dopo le agenzie hanno iniziato a battere la notizia del suo inizio, con Conte, con il ministro della Salute Roberto Speranza e con quello degli Affari regionali Francesco Boccia. Proprio Boccia, aveva in qualche modo anticipato l'impostazione governativa: «Ora che ripartiamo - ha detto - faremo un nuovo passo avanti con le Regioni, misureremo gli effetti della riapertura con molta attenzione: le Regioni saranno responsabilizzate e saranno chiamate a rispondere sui numeri. Cammineranno con le loro gambe». Insomma, il governo ha dovuto assecondare la voglia di ripartire, ma - consapevole delle sue passate carenze e incertezze - ha pensato di farlo buttando la palla nell'altro campo: la responsabilità è vostra. «Per le Regioni inizia la fase della responsabilità», avrebbe detto appunto Boccia anche durante i lavori.

All'appuntamento di ieri si è arrivati con grandi aspettative. Il summit governo-Regioni era ovviamente attesissimo da tutte le categorie economiche. E ben consapevoli di tale attesa, i governatori ci sono arrivati con un discreto pressing sul governo, e ieri sono usciti platealmente allo scoperto, senza distinzioni politiche o geografiche. Il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, ieri mattina ha fatto sapere di voler «anticipare il più possibile». E il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli si è mostrato altrettanto impaziente. «Riaprire il 1° giugno sarebbe un'ecatombe, non ce la facciamo ad arrivare - aveva avvertito il veneto Luca Zaia - I presidenti sono tutti allineati, non è una questione di casacca politica». Molto «carico» anche Toti, e una «antifona» non molto diversa è stata intonata anche dall'emiliano-romagnolo Stefano Bonaccini del Pd e dal toscano Enrico Rossi.

Hanno incassato il sì. Ora però su questo successo incombe la spada di Damocle delle evocate, invocate, linee guida dell'Inail. E come ha confermato anche lo stesso Ceriscioli, il governo ha sì ribadito la volontà di «lasciare alle Regioni la discrezionalità di scegliere le aperture», ma condizionato a un «meccanismo di monitoraggio e controllo» e si è impegnato a rendere definitivi «in un paio di giorni i protocolli di sicurezza nazionali per tutte le attività» e, tra questi, quelli «molto importanti su ristorazione, servizi alla persona e balneari».

Ancora una volta insomma, l'esecutivo dovrà passare dalle parole ai fatti.

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