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Il regno di Bibi è finito. Via al Bennett-Lapid tra urla e voto sul filo

La nuova coalizione passa con 60 sì e 59 no. Ma il neo premier finisce subito sotto attacco

Il regno di Bibi è finito. Via al Bennett-Lapid tra urla e voto sul filo

Il lungo regno di Benjamin Netanyahu si è concluso ieri sera. La Knesset, con un margine risicatissimo, ha votato la fiducia al governo di Naftali Bennett e Yair Lapid. La nuova maggioranza, che mette assieme partiti disparati per idee e storia, è passata con il sostegno di 60 parlamentari, mentre 59 si sono opposti, un deputato del partito islamico Raam si è astenuto. E subito sono arrivate le congratulazioni di Joe Biden. Ma ora oltre a chiudere dodici anni di governo di «King Bibi», l'esecutivo «del cambiamento» inaugura anche la staffetta fra premier. Bennett servirà come primo ministro per due anni con Lapid come ministro degli esteri. Poi Lapid assumerà la premiership per i due anni successivi con Bennett ministro degli interni. La nuova coalizione di governo includerà 27 ministri, nove donne. Il dibattito è stato acceso, al limite dello scontro fisico. Bennett ha cominciato con un elogio di Netanyahu per il «duro lavoro» svolto negli anni per lo Stato di Israele.

Ma l'apertura non è stata accolta bene. Il leader del Partito sionista religioso Bezalel Smotrich e altri hanno gridato «vergogna», sventolato manifesti delle vittime del terrorismo. Sono stati espulsi dall'aula e Bennett ha replicato con fermezza: «Sono orgoglioso di poter sedere in un governo con persone con opinioni molto diverse». E poi ancora: «Il tono forte delle urla è lo stesso dell'incapacità di governare durante il vostro mandato». Anche sua moglie, Gilat, ha mostrato il suo sostegno attraverso un selfie assieme alla consorte di Lapid, Lihi, e la scritta «Unità».

Anche i parlamentari dei partiti religiosi Shas e United Torah Judaism hanno criticato Bennett, definito «un bugiardo e un imbroglione». Ma in risposta il nuovo premier ha promesso di aiutare gli haredi (ultra-ortodossi), anche se i suoi parlamentari non faranno parte del suo governo. Si è poi impegnato a costruire una nuova città per la loro crescente popolazione. Nel suo discorso Bennett ha toccato anche la politica estera. Ha affermato l'opposizione a un ritorno dell'America all'accordo nucleare del 2015: la medesima collocazione da falco di Netanyahu nei confronti di Teheran. Ha promesso poi che non permetterà il lancio di razzi sui cittadini israeliani da Gaza.

Anche Lapid ha fatto sentire la sua voce critica su quanto accaduto in aula. Ha sottolineato come sua madre, la scrittrice Shulamit Lapid, avesse fatto uno sforzo speciale per venire alla Knesset per l'occasione: «Mia madre ha 86 anni e non è facile per lei arrivare a Gerusalemme. Lo abbiamo fatto perché presumevo che voi deputati dell'opposizione sareste stati in grado di agire con rispetto in questo momento». Poi ha proseguito: «Salto il discorso che avevo programmato perché sono qui per dire una cosa: chiedere perdono a mia madre».

La replica di Netanyahu non si è fatta attendere. Ha precisato che non avrebbe lasciato la politica. «Guiderò una lotta quotidiana contro questo pericoloso governo di sinistra per rovesciarlo». Poi ha deriso Bennett. Dopo le dichiarazioni di fuoco sull'Iran del neo-premier, ha affermato che era ancora più preoccupato, dal momento che «fa sempre il contrario di quello che dice». I parlamentari hanno anche votato per sostituire il presidente della Knesset Yariv Levin del Likud con il parlamentare di Yesh Atid Mickey Levy. Migliaia di persone hanno poi celebrato il nuovo governo in piazza Rabin a Tel Aviv. Mentre fuori dalla residenza del primo ministro a Gerusalemme, altre centinaia hanno manifestato a favore di Netanyahu.

Israele volta pagina, anche se nessuno sa prevedere per quanto.

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