Renzi adesso vede le urne L'incubo: Prodi al Quirinale

A Iv serve neutralizzare il taglio dei parlamentari

Renzi adesso vede le urne L'incubo: Prodi al Quirinale

Roma Matteo Renzi cambia schema. Provando a giocare all'attacco. Il leader di Italia viva fa filtrare di non temere le elezioni anticipate. Al netto delle parole al miele nei confronti del premier Giuseppe Conte, dopo settimane di bombardamento, l'ex segretario del Pd cominciare a valutare l'opzione di un ritorno al voto in tempi stretti. Ponendo fine all'esperienza del governo giallorosso. Un cambio di strategia radicale su cui si sussurra ci sia lo zampino di Denis Verdini.

Il ritorno al voto sarebbe uno scenario da prendere in considerazione per una serie di buone ragioni. La prima: il logoramento cui sta andando incontro l'esecutivo concede ancor più campo all'avanzata del centrodestra. C'è una seconda valutazione di Renzi, squisitamente numerica: se si va al voto in tempi strettissimi, dopo il via libera alla manovra, il taglio dei parlamentari sarebbe congelato. Soluzione che consentirebbe al nuovo partito, Italia viva, di contenere la riduzione degli eletti. Con meno 345 parlamentari, le possibilità per la creatura renziana di eleggere una nutrita pattuglia di deputati e senatori sarebbero ridotte. E di conseguenza, Renzi perderebbe peso e spazio nella partita parlamentare. Se si ritorna al voto, con l'attuale composizione numerica del Parlamento, Iv, superando la soglia di sbarramento (3 %) conserverebbe buona parte dei parlamentari uscenti. Esito che darebbe al rottamatore la forza di giocare una partita da protagonista, anche in caso di vittoria del centrodestra. Terza e ultima ragione, che spinge Renzi a non scartare l'idea del voto, porta dritto all'appuntamento dell'elezione del presidente della Repubblica. Il mandato di Sergio Mattarella scade nel 2022. Il ragionamento del senatore di Scandicci è molto chiaro: se l'alleanza Pd-M5s-Leu regge, si consolida, toccherà a Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti dare le carte quando il Parlamento in seduta comune dovrà eleggere il nuovo inquilino del Colle. E i nomi che sono (oggi) sul tavolo terrorizzano Renzi: Romano Prodi, Walter Veltroni o Mattarella bis. L'incubo numero uno per l'ex presidente del Consiglio è Prodi: profilo apprezzato da Beppe Grillo e negli ambienti dei 5 stelle. Dunque un'ipotesi concreta. Prodi al Colle rappresenterebbe per Renzi una sconfitta dura da superare. Ecco che l'ex leader dei dem comincia ad accarezzare l'idea di stringere un patto con il leader del centrodestra: un scambio tra elezioni anticipate e presidente della Repubblica condiviso. Sottraendo così il pallino dalle mani di Zingaretti (o del prossimo segretario del Pd) e Grillo. Un piano che Renzi avrebbe già confidato ai suoi colonnelli: «Per noi è meglio un leghista moderato (Giancarlo Giorgetti) che Romano Prodi o Walter Veltroni al Colle». Pur di non spedire il professore al Quirinale, Renzi non avrebbe difficoltà nel concedere la vittoria al centrodestra, spianando la strada a Matteo Salvini per Palazzo Chigi. Il sogno di Renzi si chiama Mario Draghi: l'ex presidente della Bce sarebbe il profilo ideale da far sedere sulla poltrona di capo dello Stato. Nome che riscuote consenso anche nel centrodestra. Ma per Renzi non sarebbe un ostacolo insuperabile un'eventuale candidatura di Giancarlo Giorgetti.

Scongiurato il pericolo di Prodi al Quirinale, Renzi avrebbe poi tutto il tempo per giocare la propria partita per la leadership dell'opposizione. Una partita tutta interna al campo del centrosinistra. Dove Renzi sa di poter vincere (facile) contro Zingaretti, Di Maio e Fico.

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