Un bel tacer non fu mai scritto. È proprio vero. Infatti ieri il segretario del Pd, Matteo Renzi, ha intasato i social rivendicando l'abolizione dell'Imu sulla prima casa, esempio che anche la Francia sta seguendo. «Il Presidente della Repubblica francese, Macron, ha annunciato in queste ore l'abolizione della tassa sulla prima casa. Provvedimento che aiuterà soprattutto il ceto medio», ha chiosato su Facebook ricordando che «quando noi abbiamo abolito l'Imu prima casa, nel 2015, le polemiche in Italia sono state enormi e le opposizioni hanno votato contro. Se vinceranno grillini o leghisti, rimetteranno la tassa sulla prima casa o manterranno anche questa misura voluta e votata dai governi Pd?»
A prescindere dall'errore storiografico (come ha ricordato l'ex ministro Mara Carfagna, «l'abolizione dell'Imu sulla prima casa è un impegno realizzato nel 2008 dal governo di centrodestra con l'opposizione del Pd»), Renzi è riuscito ancora ad attirare le critiche della proprietà immobiliare rappresentata da Confedilizia. «Renzi scrive che chi ha la casa di lusso o la seconda casa paga l'Imu, anche se le prime case ancora soggette a tassazione sono di lusso solo nella fantasia del legislatore», ha replicato il presidente Giorgio Spaziani Testa evidenziando «la mancata comprensione dei danni che da ben sei anni sta producendo l'ipertassazione patrimoniale su tutti gli immobili diversi dalla prima casa, anch'essi, per usare le parole di Renzi, beni rifugio del ceto medio».
Le conseguenze prodotte dalla fiscalità esagerata che, sommata a quella sui redditi immobiliari e sulle compravendite, «porta a 50 miliardi il carico annuale sul settore», aggiunge Spaziani Testa, «sono evidenti per chiunque voglia vederle: valori crollati, risparmio delle famiglie distrutto, imprese costrette alla chiusura, posti di lavoro perduti, negozi sfitti in continuo aumento, consumi limitati». La sollecitazione non è complicata: la politica deve comprendere che vanno pensate misure per il settore immobiliare nel suo complesso, in modo da consentirgli di tornare a essere motore di sviluppo».
Insomma, come sempre più spesso accade a Renzi ultimamente, ogni sua sortita si trasforma in un boomerang. Anche se va dato atto all'ex premier di aver abolito il balzello sulle prime case, non si può trascurare come il prelievo fiscale sul possesso sia raddoppiato negli ultimi sei anni a causa della stretta decisa dal governo Monti (parzialmente intervallata dallo stop all'Imu prima casa nel 2014 a opera del governo Letta). Gli esecutivi di centrosinistra sono stati sempre troppo timidi sulla materia. Di qui il rilancio deciso dal leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi che ha sempre invocato non solo la cancellazione totale dell'imposizione sulla prima casa, ma anche un sollievo fiscale per i trasferimenti di proprietà (successione in primis). Su questo campo tanto M5s quanto il Pd non possono spingersi oltre perché nel loro dna è iscritta una valutazione negativa dell'accumulazione di patrimonio.
Come ha sottolineato il senatore azzurro Andrea Mandelli, «le prime case, ma anche gli immobili commerciali e le abitazioni acquistate con fatica dalle famiglie per poter contare su una piccola fonte di reddito, non possono più essere considerate un bancomat dello Stato».
Non a caso Fi si era battuta per l'introduzione in manovra della cedolare secca sulle locazioni commerciali. «È paradossale che si spengano le luci sulla enorme tassazione rimasta sugli altri immobili», ha chiosato Daniele Capezzone (Noi con l'Italia).
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.