«Per la prima volta il centrodestra ha i numeri e la maggioranza, il 45% dei grandi elettori. Il punto è se il centrodestra prenderà l'iniziativa insieme oppure no. Stavolta il ruolo di kingmaker tocca a voi. Tutte le volte che Berlusconi vinceva le elezioni aveva la sfiga di non poter correre come presidente della Repubblica... Berlusconi che è uno degli uomini più fortunati del mondo ha avuto questa nuvola di Fantozzi sopra la testa». Detto questo «ho l'impressione che tanti leader a cominciare da voi vogliate andare a votare nel 2022».
È il giorno di Matteo Renzi e del suo debutto ad Atreju, la festa dei giovani della destra italiana, kermesse che anche in una settimana complicata dal punto di vista meteorologico raccoglie partecipazione e regala spunti politici. Il leader di Italia Viva, accolto da Giorgia Meloni, mette in campo la consueta verve dialettica pur senza indulgere in forzata condiscenza e si confronta in un panel di alto livello con Marcello Pera, Luciano Violante, Sabino Cassese e Ignazio La Russa, figure entrate nel grande totonomine per il Quirinale. Ma c'è un altro ex presidente della Camera a cui Renzi pensa e di cui parla andando via da Atreju. «Casini ha la caratteristica, come Pera e Violante, di aver ha fatto il presidente della Camera o del Senato, chi ha svolto quel ruolo è considerato un arbitro e ha una carta in più. Tanti presidenti avevano fatto i presidenti della Camera o del Senato come Pertini, Napolitano». E poi naturalmente il dilemma Draghi. «C'è gente che non ha mai fatto politica e arriva a dire, Draghi sì, Draghi no» ironizza Renzi. «Secondo me Draghi è un grandissimo presidente del Consiglio e lo farà molto bene. Ma se Draghi farà il presidente della Repubblica, farà molto bene anche il capo dello Stato... Comunque, bisognerà chiedere innanzitutto a lui cosa ne pensa e fino al 15 gennaio è prematuro ogni tipo di discussione. L'importante è dire, il presidente della Repubblica scegliamolo insieme, perché questo sarebbe l'ideale».
Un assist, quello di Renzi, che Matteo Salvini prova a cogliere al volo: «La Lega ha l'onore di guidare un centrodestra che per la prima volta ha le carte giuste per essere protagonista della scelta del presidente. Lunedì chiamerò tutti i segretari di partito, tutti, dal primo all'ultimo, dal più piccolo al più grande», annuncia dall'assemblea della Lega Puglia, a Bari.
Il dibattito, condotto da Alessandro Sallusti, ruota sulla proposta di semipresidenzialismo di Fratelli d'Italia, proposta presentata dal deputato e capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Affari Costituzionali, Emanuele Prisco. Per Renzi «c'è un solo modello possibile, quello del sindaco dell'Italia. Era la logica che avevamo messo alla base dell'Italicum. Io sarei per l'elezione diretta anche del presidente della Commissione Europea, figuriamoci». Marcello Pera propone l'elezione di una «commissione di 75 membri con sistema proporzionale puro con il mandato di modificare la seconda parte della Costituzione: questi hanno l'obbligo di produrre un testo dopo 12 dodici mesi, sono più che sufficienti, e per poi sottoporla a referendum. Una commissione così avrebbe il vantaggio di non essere composta da parlamentari e non interferire con il governo in carica».
Luciano Violante ricorda come nel recente passato i tentativi di riforma siano caduti perché trasformati di fatto in referendum politici sui proponenti. «Penso alla riforma Berlusconi e alla riforma Renzi; nella prima si è votato contro Berlusconi nella seconda contro Renzi, mai sulla riforma in quanto tale. Il presidenzialismo non è che funzioni sempre, come vediamo negli Usa, il tema giusto che pone il presidenzialismo è quello di recuperare la possibilità di decidere. Oggi uno dei problemi è che il presidente di Regione sa che sarà lì per 5 anni, un sindaco da questo punto di vista è molto più forte del presidente del Consiglio». Ignazio La Russa in merito alla riforma Renzi si dice convinto che «se avesse inserito l'elezione diretta del Capo dello Stato l'esito del referendum sarebbe stato diverso». Poi aggiunge: «La gente all'80% vuole il presidenzialismo. Da noi governano quelli che perdono le elezioni. La proposta a firma Meloni avvia modifiche importanti. Noi di destra, da sempre sosteniamo che è importante il presidenzialismo. Crediamo di più nel corpo elettorale che nelle alchimie partitiche». Una proposta, quella sul semipresidenzialismo, che Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, si dice «certamente pronto» a sostenere.
Purtroppo, spiega, «oggi si teme ancora la fatale degenerazione in regime autoritario paventata da Costantino Mortati. Il punto è che i sistemi presidenziali nascono non per concentrare ma per dividere il potere. Questo rafforza la democrazia, non la indebolisce».
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