«Noi coraggiosi e liberi contro le grandi ammucchiate. A cuor leggero ma sempre controcorrente». Un tweet per annunciare che Italia Viva ballerà da sola, la sua E-news per smontare l'accordo tra Calenda e il Pd. Matteo Renzi non si perde d'animo, ostenta ottimismo e rivendica la coerenza sua e di Iv anche nell'appoggio a Draghi. Ma nel mirino, come detto, finisce soprattutto il leader di Azione e il suo accordo elettorale con Letta. Nemmeno due mesi fa, dopo le comunali, proprio Calenda si era sbilanciato in vaticini che oggi suonano stonati, immaginando la corsa alle urne di «tre poli: il polo con Pd-5Stelle», Azione e + Europa e «la destra sovranista». Quanto a Renzi, «penso che farà un accordo con il Pd, non farà parte di questa nostra area», aveva chiosato il leader di Azione, avvertendo poi Letta: «Fare da argine alle destre non è un programma». Martedì la giravolta, con tanto di precisazione: «Senza l'accordo di oggi con Letta, avrei favorito le destre». Praticamente un assist per Renzi.
«Calenda poteva costruire un polo riformista che puntasse al 10%. Ha preferito trattare una percentuale di posti sicuri con il Pd», sospira l'ex premier, ricordando come per lui la politica sia «prima di tutto coraggio e libertà». «C'era una possibilità storica ringhia ancora Renzi - di mandare il terzo polo in doppia cifra: Calenda ha preferito giocare un'altra partita alleandosi con chi ha votato contro Draghi e con Di Maio. Rispetto questa scelta, ma non la condivido». Così il leader di Iv corre da solo, ricordando che le altrui scelte «ci regalano uno spazio politico incredibile» perché «siamo gli unici coerenti su Draghi» e «siamo gli unici che mettono le idee davanti ai seggi, la politica davanti alla convenienza». C'è spazio anche per l'ottimismo. Renzi infatti ricorda che «ci basta il 3% per entrare in Parlamento e giocare lo stesso ruolo, decisivo, della scorsa legislatura», quando «col 3% abbiamo portato Draghi». Ma l'ex sindaco di Firenze punta più in alto: «Vogliamo il 5% - chiosa - e dopo quello che è successo ieri, possiamo farlo».
Renzi è scettico anche sul movente «anti-destra» in nome della collocazione internazionale dell'Italia delle alleanze del Pd. Per lui «bisognava dividere il fronte, lasciando la sinistra a coprire la sinistra e facendo un polo riformista». Quanto al merito, poi, il leader Iv ricorda come Fratoianni ha votato contro l'adesione di Svezia e Finlandia alla Nato, e Giorgia Meloni a favore. L'ex premier ironizza pure sul «diritto di tribuna» offerto da Letta ai leader alleati, quel «posto garantito come capolista del Pd» che avrebbe già accettato Di Maio, «Amici miei, ma la dignità dov'è?», conclude sarcastico il leader Iv: «Meglio rischiare di perdere il seggio che avere la certezza di perdere la faccia».
Alle esternazioni renziane replica proprio Calenda.
Il leader di Azione risponde alle critiche per l'accordo con il Pd ricordando che «lui contro le destre ha fatto un governo politico con il M5s, con Conte premier, con Toninelli» e chiude chiedendo a Renzi: «Amore mio, se quella era una buona ragione per metterti con il M5S, non è questa una buona ragione per fare un governo con il Pd?»
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