La logica dell'architettura contemporanea, con le sue linee sinuose, sfugge alla critica d'arte, spaccata in due, ancora indecisa se si tratti di vera Bellezza o Scempio vergognoso. Ma non sfugge alla politica, che quando sente parlare di Grandi Opere annusa profumo di consenso. Benvenuti al nuovo imponente Centro congressi - nome ufficiale: «La Nuvola» di Roma. È stato inaugurato ieri, in costosissima diretta tv su RaiUno, dopo diciotto anni di lavori: un'occasione imperdibile, per fare passerella. Vecchi politici a prendersi qualche foto, e nuovi leader a rubarsi la scena. La serata - titolo: Tra Roma e il cielo, ma soprattutto tra sogni e business ha come invitati d'eccezione Virginia Raggi e Matteo Renzi. La sindaca di Roma è la prima che prova a cavalcare l'impresa della Nuvola, magnificandone la Bellezza e la Trasparenza, ma appena accenna da grillina - agli sperperi e alla mala gestione delle gestioni precedenti (quelle della Casta), dalla platea dell'Auditorium - che è dentro la grande Nuvola, che è dentro la Teca che forma il Centro congressi, dentro il quartiere Eur, dentro la sua Roma - arrivano i buuuu e i fischi. La sala, che con disinvoltura potrebbe ospitare una futura Leopolda, non gradisce. A prendersi gli applausi e la ribalta della serata ci pensa il premier Renzi, più furbo della Raggi a non fare polemiche, e più scaltro a lisciare la platea dei «congressisti» e quella televisiva, magnificando il genio italico, le maestranze, le potenzialità a livello internazionale della nuova Grande Opera, la sfida di un'Italia che non ha paura di vivere il domani... e blablabla... Nella Nuvola si mette tutto. Sogni, speranze, scommesse. Si archivia il passato, ci si gioca il futuro... Renzi ci mette anche uno spot personale. Per il suo, di domani.
Tra la sindaca ragazzina e il ragazzino ex sindaco che è diventato premier, è una gara a salire sulla Nuvola, cavalcando il successo della società Eur SpA che l'ha costruita, della città di Roma che l'ha sopportata in 18 anni di lavori, e degli italiani che l'hanno pagata (240 milioni di euro, ma c'è chi arriva a dire 400). La partita al traguardo la vince Renzi anche se arrivato per ultimo, alle 19 e oltre: più brillante, più scafato. Più (vecchio) politico. Lui abbraccia l'architetto Fuksas, ride con i «suoi» vecchi sindaci Veltroni e Rutelli (ma nessuno, chissà perché, nomina Alemanno) - questa sera tornati in gran spolvero - e si porta a casa la serata, la Nuvola, e gli applausi anche se concede materialmente a Virginia di tagliare il nastro. La Raggi, da sola, è all'angolo.
Al centro, alla fine, è rimasta la Nuvola. Meraviglia architettonico-tecnologica, o astronave fuori dal tempo e da ogni necessità, a seconda dei gusti. A salutarne il sorgere nel cielo di Roma, con una grande festa iniziata al tramonto, ieri sera c'erano tutti. Oltre i politici, c'erano vip, attori, ambasciatori, buyers... in tutto 1.600 invitati. C'era Gianni Letta (al quale la Nuvola piace), c'era Luigi Abete (che non ha detto niente), c'era Malagò (che dentro l'immenso Centro congressi forse ha sognato di farci le Olimpiadi indoor), c'era Alessandro Roja, il Dandi di Romanzo criminale, e in tanti hanno pensato, per rima e assonanza, alle polemiche di mafia Capitale che hanno avvolto la Nuvola. E alla fine, nonostante le polemiche dei giorni scorsi, entrato da un ingresso laterale senza che nessuno lo vedesse (del resto, l'ha progettata lui...), c'era anche Massimiliano Fuksas.
Da buona archistar radical chic ha fatto sapere a tutti, felicissimo, di essersi da poco sposato con la sua compagna, in chiesa. Ma come quei suoi colleghi che disegnavano lo Zen di Palermo e poi vivevano nei villini liberty di Milano, ha scelto una cappella di Brunelleschi, a Firenze. La Nuvola in vetro e ferro, per lui, finisce qui.
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