Renzi: le imprese che assumono non pagheranno i contributi

Il governo ripesca un'idea del centrodestra e annuncia lo sgravio fiscale per tre anni In arrivo una manovra da 30 miliardi con tagli alle tasse per 18 e il Tfr in busta

Renzi: le imprese che assumono non pagheranno i contributi

Fuori, contestato dagli operai della Fiom e messo alla prova da Bankitalia e Corte dei conti. Dentro - nel salone dove si teneva l'assemblea di Confindustria Bergamo - applausi, anche se un po' timidi, dagli imprenditori.

Non poteva andare diversamente, visto che ieri il premier Matteo Renzi ha deciso di annunciare novità apprezzate dalle aziende. Contributi azzerati per i primi tre anni per le nuove assunzioni, abolizione progressiva dell'Irap sul lavoro e anche la garanzia che l'operazione Tfr in busta paga non danneggerà i datori di lavoro.

«Tra la legge di stabilità del 2014 è quella del 2015 c'è una differenza di 18 miliardi di tasse in meno - ha spiegato Renzi - è una cifra unica». Se gli 80 euro hanno favorito le famiglie, la legge di stabilità che sarà approvata mercoledì punterà sulle aziende. «L'Irap - dice -, nella componente lavoro, dà un messaggio che il lavoro sia solo un costo, per questo dal 2015 aboliremo quella componente lavoro dell'Irap che vale circa 6,5 miliardi di euro».

Del pacchetto fa parte anche l'incentivo ai contratti tipici: «Incentivi - ha spiegato il presidente del Consiglio - che permetteranno per un triennio di non pagare contributi per chi fa assunzioni a tempo indeterminato». Si tratta di sgravi esclusivamente contributivi, che devono essere ancora definiti. Da valutare l'effetto sull'Inps e sulle pensioni future.

Di certo, sono due cavalli di battaglia del centrodestra. Il progressivo azzeramento dell'Irap sul lavoro era nel programma del Pdl alle ultime elezioni politiche e la decontribuzione è uno dei cardini degli emendamenti di Forza Italia al Jobs Act.

Renzi ha voluto anche prendere un impegno sull'anticipo del Tfr in busta paga: «Dobbiamo consentire a chi vuole attraverso un'operazione con le banche di sostegno alle Pmi, che presenteremo nelle prossime ore, la possibilità di lasciare il tfr su base mensile». Tradotto, l'anticipo non peserà sulla liquidità delle piccole imprese, perché sarà a carico degli istituti di credito.

Nel conto della legge di stabilità anche mezzo miliardo di euro per le famiglie. E un alleggerimento del Patto di stabilità interno che porterà ai Comuni «un miliardo di euro, con un miglioramento del 77%» rispetto ai vincoli in vigore. In tutto sarò una manovra da «30 miliardi di euro» di cui circa 16 verranno dalla spending review, ha assicurato.

Ottimismo che non condividono le opposizioni. Non da Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, che mette in dubbio la solidità delle coperture, citando l'audizione del vice direttore generale di Bankitalia. «Le previsioni macroeconomiche incluse nella Nota (di aggiornamento al Def, ndr.), pur se nel complesso consivisibili, presentano rilevanti rischi al ribasso», ha spiegato Luigi Federico Signorini. Secondo Bankitalia «nel terzo trimestre» di quest'anno «il Pil potrebbe aver segnato un'ulteriore flessione». A rischio anche il via libera Ue al pareggio di bilancio che il nuovo Def ha rinviato al 2017. Secondo via Nazionale «non è scontato».

Il compito di fare quadrare il cerchio spetta al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, impegnato nella partita con Bruxelles. Con la Commissione, ha assicurato ieri, «non c'è alcun negoziato, è in corso un processo assolutamente normale». L'esecutivo europeo «riceverà la legge di Stabilità dopo l'approvazione da parte del consiglio dei ministri mercoledì e poi avvieremo il dialogo normale che si concluderà rapidamente dopo che la Commissione avrà esaminato i numeri e la logica in cui il programma si iscrive».

Anche la Corte dei conti ieri ha messo in

guardia il governo. La scelta di agire in disavanzo e di far slittare il close to balance è «da operare con attenzione sia in rapporto al fiscal compact Ue sia in rapporto alle regole sul pareggio inserite in Costituzione».

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