«Il caso di Fermo? Mi unisco al dolore della vedova, ho chiamato don Vinicio Albanese che conosco dai tempi della scout. Quando un ragazzo che è scampato a Boko Haram e ha perso sua figlia in chiesa, fa una traversata in cui la moglie perde un figlio e muore a Fermo, vuol dire che qualcosa che non va. A me cascano le braccia». Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha parlato anche del caso di Fermo nel corso dell'intervista condotta da Beppe Severgnini alla Sala Buzzati, a Milano, in un evento organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera.
«Talvolta - ha aggiunto il premier - l'odio fa impressione, ma non credo che fosse diversa trent'anni fa situazione. Magari non c'erano Facebook e Twitter. Quando mio padre andava all'università, si sparava e non è che è arrivato all'improvviso all'odio. C'è sempre una componente di odio. Prende delle forme diverse, strane».
«Dobbiamo essere molto attenti, molto vigili - ha concluso Renzi -.
Dobbiamo sottolineare il concetto di comunità» Poi, finalmente, una nota di realismo: «Non possiamo accogliere tutti i richiedenti asilo che arrivano sulle nostre coste: sarebbe cattivismo dire il contrario e poi tenerli strascicati nelle strade. Ci stiamo lavorando con il ministero degli Interni e le prefetture».
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