Renzi si arrende alla Raggi: "Le Olimpiadi? Un capitolo chiuso"

Dopo il no della Raggi alla candidatura di Roma, Renzi dichiara chiusa la partita. Ma rilancia lo scontro in Europa: "Non chiediamo flessibilità ma un cambio nella politica economica"

Renzi si arrende alla Raggi: "Le Olimpiadi? Un capitolo chiuso"

Matteo Renzi, ospite a Otto e mezzo su La7, parla dello scontro in Europa ma anche di Olimpiadi. Nelle ultime ore si è ipotizzata l'esistenza di un possibile piano B con cui Renzi e Giovanni Malagò avrebbero portato avanti la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024 nonostante il no definitivo di Virginia Raggi.

A smentire le voci interviene proprio Matteo Renzi che, in un'intervista a Otto e mezzo su La7, ha dichiarato: "La partita Roma 2024 credo sia chiusa, dipenderà formalmente dalla decisione del consiglio comunale, dovranno deliberare ufficialmente, ma nessuno di noi intende fare le Olimpiadi contro l'amministrazione comunale che deve ospitarle".

Ma il premier aggiunge: "Il Movimento 5 Stelle dovrà giustificare la marcia indietro ma noi non intendiamo fare Olimpiadi contro l'amministrazione che deve ospitarle". In riferimento al possibile referendum per far decidere ai cittadini romani il futuro della città, Matteo Renzi ha detto: "Aveva detto che si doveva fare un referendum ma il no lo aveva annunciato. Quello che è impressionante è l'idea che non si facciano le cose perchè c'è il rischio che si rubi. I grillini avevano otto anni per dimostrare che si possono fare le grandi opere evitando i furti. Comunque, rispetto, in bocca al lupo e avanti".

Per quanto riguarda il ruolo dell'Italia all'interno dell'Unione Europea Matteo Renzi ha dichiarato: "Non stiamo chiedendo più flessibilità all'Europa ma di cambiare la politica economica". E parlando del patto di stabilità ha detto: "Tutto ciò che servirà per i migranti e per mettere a posto le scuole è prioritario sul patto di stabilità, ne ho parlato a Juncker e credo ci sia il consenso anche dell'Ue su questo".

Si torna a parlare anche del referendum costituzionale e delle sue dimissioni in caso di vittoria del no: "E' stato un errore personalizzare, l'ho detto subito ma volevo dare un messaggio di serietà, di responsabilità. Poi ho detto togliamo dal campo quello che non serve, perchè la mia carriera politica è molto meno importante dlle riforme e allora non ne parliamo più. Stesso discorso per la legge elettorale". L'ipotesi di un governo di scopo, in caso di sconfitta, non lo sfiora: "ll governo di scopo? Non ne parlo nemmeno sotto tortura. Se vince il no succede una cosa semplice, ci teniamo questo Parlamento, questi costi, il Cnel, i rimborsi per i consiglieri regionali che così comprano le mutande verdi".

E parla della possibile data del voto: "La data del referendum si deciderà nel consiglio dei ministri del 26 settembre. Si voterà entro l'anno. Fra 27 novembre e quattro dicembre? E' un arco di tempo possibile".

Al centro dell'intervista anche il Fertility Day e

le proteste contro il ministro Beatrice Lorenzin: "Il ministro Lorenzin si deve dimettere? Non scherziamo! Ma il manifesto è una cosa inguardabile dal punto di vista della comunicazione".

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