Quarantatrè virgola quattodici per cento. È quanto ha guadagnato ieri a Piazza Affari il titolo Mps. Nelle sale operative i giovani trader non avevamo mai visto un rialzo così in una sola seduta di Borsa. Anche se è arrivato dopo che le stesse azioni avevano perso quasi il 60% negli ultimi venti giorni. Stiamo parlando di circa 700 milioni di valore recuperato in colpo. Con scambi triplicati rispetto alla media dell'ultimo mese e l'8,1% del capitale passato di mano in una sola giornata. Roba da far tremare i polsi. Per capirsi: mercoledì sera a mercati chiusi il Monte valeva 1,5 miliardi, ieri alla stessa ora la capitalizzazione è tornata abbondantemente sopra i due a 0,73 euro. Ha dunque funzionato il cordone di sicurezza attrezzato d'urgenza - sebbene per ora solo a parole - attorno all'istituto senese che il governo non può permettersi di portare sull'orlo del baratro come è successo alle quattro banchette salvate a novembre. Non solo per le sue dimensioni «sistemiche». Il Monte non è l'Etruria, è sempre stata considerata la banca più «rossa» d'Italia per il suo patrimonio di relazioni che nei decenni hanno aggrovigliato finanza e politica, non solo locale. Ecco perché Renzi ha usato come megafono il Sole24Ore, uscito in edicola ieri mattina, per rassicurare i risparmiatori e richiamare a gran voce gli investitori su Mps, «chiunque verrà farà un ottimo affare». Complici le ricoperture sul titolo, a ridare vigore agli acquisti sono arrivate poi le rassicurazioni del presidente della Bce, Mario Draghi: Francoforte non sta spingendo le banche a risolvere di corsa il problema delle sofferenze e che c'è consapevolezza che il processo di riequilibrio richiederà anni, ha detto in sostanza Draghi. Ribadendo che non ci saranno richieste di maggiori accantonamenti o capitali. A spingere il rialzo dell'intero comparto bancario in Italia ieri è stata anche la prospettiva di un accordo vicino fra Commissione Ue e il governo sulla bad bank necessaria per alleviare il peso di 201 miliardi di sofferenze degli istituti italiani. Oggi una riunione tecnica tra gli sherpa di Bruxelles e i tecnici del Tesoro dovrebbe limare i dettagli finali: il negoziato è su un prezzo di vendita tra il 20 e il 30% del valore nominale dei crediti. Si starebbe studiando una garanzia statale e la costituzione di più bad bank separate a disposizione delle banche che potranno richiederle individualmente o associate. «La bad bank grande ora non è più possibile con le nuove regole europee», ha sottolineato ieri sera il premier Renzi a Porta a Porta.A Siena, però, è presto per brindare. Perché la performance dell'ultimo mese resta negativa (-39,6%) e il titolo, che ora quota 73 centesimi, è ancora lontano dagli 1,2 euro segnati il 4 gennaio. Anche la capitalizzazione del Monte è ancora molto distante però dagli 8 miliardi ricevuti con i recenti aumenti di capitale (5 miliardi nel 2014 e 3 miliardi nel 2015) e dai 10 miliardi di patrimonio netto registrati nel bilancio di fine settembre. Non solo. Scesa dall'ottovolante di Piazza Affari, la banca toscana deve trovare un partner che la accompagni all'altare, così come chiesto dallo stessa Bce. Smentita dai diretti interessati l'ipotesi Banco Posta, l'unico nome che ancora circola nelle sale operativa è quello di Ubi ma un eventuale matrimonio riparatore avrebbe comunque poco senso industriale, anche alla luce della dote non proprio immacolata della banca senese. Il problema, inoltre, è che una soluzione va trovata in tempi rapidi. Forse troppo rapidi per mettere d'accordo famiglie e campanili assai diversi fra loro.
In serata, anche Renzi, nel salotto di Vespa ha detto che il partner andrà trovato «al termine di un processo che durerà qualche mese». Intanto, Mps ha deciso di anticipare il cda sui conti dal 5 febbraio a giovedì 28 per rassicurare mercato, soci e correntisti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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