Roma «Trovo squallido che un quotidiano italiano regali oggi il Mein Kampf di Hitler. Il mio abbraccio affettuoso alla comunità ebraica. #maipiù». Così Matteo Renzi su Twitter va all'attacco del Giornale per la scelta di regalare il Mein Kampf con il primo volume della collana sulla storia del Terzo Reich. Ma il cinguettio del premier suona ipocrita, considerato che proprio nella sinistra italiana c'è un problema irrisolto - e difficilmente dichiarato - con l'antisemitismo, come testimoniano le puntuali quanto vergognose contestazioni della Brigata ebraica ai cortei del 25 aprile (salutati al grido di «assassini» e «fascisti» a Milano poco più di un mese fa), per dirne una.
Un problema che certo non viene «compensato» da iniziative improbabili, come la denuncia che Sinistra per Milano ha presentato in procura contro questo quotidiano per il reato di apologia di fascismo, e pazienza se il Mein Kampf è in vendita online e in molte librerie, pure quelle «di sinistra». L'iniziativa del Giornale è addirittura «incostituzionale» secondo quanto scritto su Facebook dall'ex candidato al Campidoglio di Sinistra italiana Stefano Fassina, che si domanda, poi, se il Giornale «ha in programma la pubblicazione anche del Diario di Anna Frank o del testo Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana».
Sulla venatura ipocrita di certe critiche interviene il senatore di Forza Italia Lucio Malan, che riprendendo le parole del direttore, Alessandro Sallusti, ricorda come quel libro sia «un invito a ricordare», e come non vi sia «da parte del Giornale la più lontana traccia di ostilità agli ebrei, che invece trasuda da tanta sinistra». Malan, dunque, invita il Partito democratico e il suo segretario a «occuparsi di chi uccide o annuncia di voler uccidere gli Ebrei oggi, come i leader di Hamas più volte incontrati da alti esponenti del partito». E il senatore azzurro rispolvera anche un altro non luminoso episodio che ha visto Renzi protagonista in tempi recenti, ossia la visita romana del presidente iraniano, Hassan Rouhani. «Ricevuto - ricorda Malan - dal capo del Pd e del governo con tutti gli onori, arrivando persino a nascondere opere d'arte nazionale per non offendere il sensibile ospite che ha definito Israele un cancro. Leggere la pochezza degli argomenti del Mein Kampf ricorda invece che i più grandi orrori possono nascere da teste povere di idee e ricche solo di parole d'ordine. Una che piaceva molto al regime nazista era Gleichshaltung, traducibile in cambio di passo».
Ma tant'è, aver portato il Mein Kampf in edicola diventa persino tema di campagna elettorale per il prossimo ballottaggio milanese, con il centrosinistra che ritiene l'iniziativa una strizzata d'occhio all'elettorato di estrema destra.
A dirlo espressamente è Emanuele Fiano del Pd, che parla di «disegno obbrobrioso e preciso» di raccolta del voto «neonazista», ma è tutto il centrosinistra che addebita una scelta (che è dell'editore) pure al candidato sindaco di centrodestra, Stefano Parisi, costretto a prendere le distanze per ricordare l'ovvio ai suoi avversari politici, ossia che «la vicenda non ha nulla a che fare con la mia campagna elettorale».
A spalleggiarlo, Parisi trova il presidente di Area popolare a Montecitorio, Maurizio Lupi, che pur non gradendo affatto la distribuzione del Mein Kampf da parte del Giornale ammonisce i dem milanesi a non strumentalizzare: «Sia più attento il Pd a condannare l'antisemitismo strisciante e
non che si annida in molti ambigui distinguo che nella sua area politica si fanno su Israele e sugli ebrei», il messaggio di Lupi, «e lasci stare chi su questo, come Parisi, ha sempre avuto una posizione cristallina».MMO
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