Renzi si piega alla Merkel per 15 miliardi di flessibilità

Passa la linea tedesca: Regno Unito fuori dall'Ue senza fretta. In cambio l'Italia ottiene meno rigidità sui conti

Renzi si piega alla Merkel per 15 miliardi di flessibilità

Due contro uno. Parigi e Roma chiedono di attuare la Brexit in fretta. La Germania resta prudente e chiede di non infierire su Londra. Francia e Italia vogliono spingere l'Unione europea a puntare sulla crescita, superando la consueta diffidenza della Germania.

Piccolo particolare, il concorrente solitario della partita a scacchi post referendum è anche quello più forte. E alla fine è la linea tedesca a passare, con costi contenuti. Ad esempio concedendo all'Italia flessibilità sui conti pubblici anche nel 2017.

Ieri è stato il giorno del vertice pre Consiglio europeo tra il premier Matteo Renzi, il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente Francese François Hollande. Due i temi in campo. Le modalità di uscita del Regno unito dalla Ue e il futuro della stessa Ue.

Al Consiglio di oggi ci sarà anche il premier David Cameron, ma non chiederà l'attivazione dell'articolo 50 dei Trattati europei per aprire la procedura che permetterà al Regno Unito di uscire dall'Ue. Lascerà il compito al successore che sarà nominato entro il 2 settembre. Sulla stessa posizione il cancelliere dello Scacchiere George Osborne, che è uno dei papabili, e il leader del fronte pro Brexit Boris Johnson. Tutti nel Regno unito cercano di prendere tempo.

La risposta di Italia e Francia prima del vertice di Berlino è stata netta. In linea con quella del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker, ieri ribadita da Pierre Moscovici, commissario francese agli affari economici. Il Regno unito deve avviare velocemente le procedure per uscire dall'Unione europea. Renzi ha detto che non si può «immaginare un percorso lungo in attesa di un altro referendum». Per Hollande «non c'è niente di peggio dell'incertezza. Non bisogna perdere tempo». Più prudente Merkel, consapevole del fatto che «la Gran Bretagna ha bisogno di un po' di tempo».

Le posizioni si sono avvicinate ieri sera dopo il vertice. Merkel ha accettato il principio che i negoziati con Londra inizieranno solo quando il governo inglese avrà attivato le procedure per l'uscita. È la posizione della Commissione Ue, la strategia per evitare che il governo britannico non attivi le procedure, in attesa di garanzie. Renzi ha ammorbidito la posizione invocando «buonsenso, la responsabilità, la lucidità che in questi momenti occorrono». Più morbido anche Hollande che ha invocato «chiarezza e coesione».

Ma in cima all'agenda di Francia e Italia non c'è la Brexit. Misure per la crescita e per allentare il rigore. La concessione di Merkel sta nell'avere assicurato che «non dobbiamo aspettare per lanciare nuove proposte per l'Ue».

Quindi subito passi in avanti per «l'armonizzazione fiscale e sociale da portare nell'Eurozona», come ha sintetizzato Hollande. Renzi ha puntato l'attenzione «sulla sicurezza, su crescita e giovani». Ma l'obiettivo dell'Italia è molto più concreto. Altra flessibilità, ieri si ipotizzavano 15 miliardi per il 2017, in modo da affrontare la legge di Stabilità in autunno, con maggiore facilità. E stanziare risorse per misure che, nella visione del governo, possono servire a vincere il referendum di ottobre.

Oggi si terrà il consiglio europeo.

I mal di pancia di alcuni stati membri nei confronti del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker non porteranno alle sue dimissioni. Ne avevano parlato ieri media tedeschi e il ministro degli Esteri ceco Lubomir Zaorálek.

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