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Renzi si svende ai giudici e cede su codice e pensioni

Riforma della giustizia, il premier incontra Davigo e apre a modifiche: niente sciopero, avvocati preoccupati

Renzi si svende ai giudici e cede su codice e pensioni

Roma - Scoppia la pace tra Matteo Renzi e i magistrati. Complice il referendum alle porte e la necessità di un clima generale di distensione e popolarità del governo, il premier e il presidente dell'Anm Piercamillo Davigo s'incontrano, presente il Guardasigilli Andrea Orlando e almeno per il momento accantonano le liti del passato. Quelle che sembravano portare dritto ad uno sciopero delle toghe.

Renzi è disponibile con l'ex stella di Mani Pulite, ascolta le rimostranze e promette di accogliere le richieste, su trasferimenti dei giovani magistrati, maggiori risorse, assunzione di personale amministrativo. Anche sui due punti più delicati: modifiche al codice penale e di procedura penale in discussione al Senato e possibile estensione della proroga a 72 anni dell'età pensionabile (abbassata da 75 a 70 anni) a tutti i magistrati e non più ristretta alle figure apicali (18 in tutto), come il primo presidente e il procuratore generale della Cassazione. Quest'ultima, importante concessione sarebbe giustificata, spiega Davigo, dalla «spaventosa scopertura dell'organico della magistratura» e durerebbe «almeno fino a quando non sarà coperto». E per far pressione l'Anm avverte che appoggerà, altrimenti, i ricorsi di chi impugnerà la norma attuale.

Due ore di incontro a tre, a Palazzo Chigi, e lo sciopero sembra scongiurato anche se il presidente dell'Anm precisa che a decidere sarà venerdì il comitato direttivo centrale.

Davigo manifesta al premier il «disagio della magistratura associata per una serie di problemi» e quello del personale amministrativo, «sull'orlo della rivolta». All'uscita è soddisfatto, dice che Renzi «ha mostrato apertura su una serie di questioni».

L'incontro è stato «positivo», assicura anche Orlando, non «un dialogo tra sordi». Definisce l'obiezione sulle pensioni «fondata» e spiega che con l'Anm c'è l'impegno a risentirsi «nelle prossime ore». A questo punto, per il ministro, sarebbe «strano» che si insistesse sullo sciopero.

Davigo riferisce che Renzi si è impegnato «sulla legittimazione di ricondurre a 3 anni per il trasferimento di magistrati di prima nomina». E poi ad accelerare i concorsi, ad utilizzare le risorse attuali per il reclutamento di 4mila unità di personale. Il premier avrebbe anche condiviso i rilievi dell'Anm sulla «disparità» di trattamento giuridico-economico tra magistratura ordinaria e le altre.

«Davigo - spiega il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri - ha fatto delle valutazioni tecniche sulla riforma del processo penale che verranno prese in considerazione». L'Anm contesta, ad esempio, l'avocazione obbligatoria del processo da parte del pg se il pm supera i 3 mesi di indagini. Per Davigo è «irragionevole» e il governo apre ad una proposta alternativa per dare tempi certi alle inchieste.

Ma proprio questo tipo di eventuali modifiche al ddl preoccupa gli avvocati, che Renzi incontra dopo l'Anm, con il presidente del Consiglio nazionale forense, Luigi Mascherin. Il numero uno dei penalisti Beniamino Migliucci dice di temere un «cedimento del governo» al testo del codice di procedura penale.

Sembrano comunque lontani i tempi in cui Davigo definiva «inutili se non dannose» le riforme di Renzi e questi ragionava sul «mettere la fiducia contro l'Anm» sul ddl penale.

La pace è scoppiata, si tratta di vedere quanto durerà.

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